Cultura e Spettacoli

Famiglia e web? I pilastri della generazione Millennials

Il vicepresidente di Mtv mondiale racconta i giovani nati a cavallo del 2000: "Sempre connessi: soffrono se non vanno on line almeno una volta al giorno"

Famiglia e web? I pilastri della generazione Millennials

Chi meglio di lui. Pochi al mondo sono connessi con i «millennials» come Antonio Campo Dall’Orto, quarantasette anni appena dimostrati, anima del lancio di Mtv Italia nel 1997 e adesso, come vicepresidente dei brand musicali di Viacom, è titolare di una lenzuolata di cariche riassumibili in una soltanto: è il radiografo di una generazione, i «millennials» appunto, i ragazzi tra i 12 e i 24 anni che sono i primi senza paragoni perché non contestano i genitori e non imitano i nonni, come da secoli a questa parte. Sono cresciuti online. Hanno scassato le barriere e un po’ anche le consuetudini, come dimostra una ricerca qualitativa di Mtv International fatta in quattordici paesi, dall’Italia alla Corea all’Africa del Sud. E sono quindi la cartina al tornasole di un futuro imprevisto e sinceramente finora imprevedibile. Questo.
Campo Dall’Orto, se ne parla poco, ma questi ragazzi sono le negazione dei luoghi comuni.
«Intanto sono uniformi. Dall’Europa all’Oriente fino agli States e al Sudafrica, cambiano i contesti sociali ma rimangono fissi i valori di fondo. È una convergenza netta, un risultato prodotto da video e web insieme. È prima volta».
Ma quali sono questi valori?
«Dalla nostra ricerca, c’è una frase che riassume tutto: “La vita è straordinaria e ricca di opportunità. Voglio sfruttarle fino in fondo e rendere i miei genitori fieri”. La famiglia e gli amici sono le architravi della loro vita. In poche parole i millennials, e i ragazzi italiani in particolare, sentono lontane le istituzioni ma contrappongono una forte riconoscenza ai genitori e al modello familiare».
Le due caratteristiche base.
«A differenza del passato, sono fermamente convinti che sia un merito il riuscire a farcela con le proprie virtù. Niente raccomandazioni. E considerano eroi i propri genitori. Oltretutto, è la prima generazione cresciuta da madre e padre al rispetto dei valori che oggi sono diventati molto importanti: come l’educazione, l’alimentazione, il pensiero alle generazioni future».
Qualcuno potrebbe dire che sono creduloni illusi.
«Tutt’altro, rifiutano il “fake”, tutto ciò che è falso. Lo allontanano e non gli danno nessuna possibilità».
E il sesso?
«Il sesso è divertimento. Ma con una differenza decisiva rispetto al passato. Prima l’incontro diretto era determinato sostanzialmente dal fatto estetico e a colpire di primo acchito era l’aspetto fisico. Ora, anche grazie ai social media, a Twitter, a Facebook, è deciso da altre componenti: la brillantezza dello stile, l’incisività del pensiero. Magari la recensione di un film è più “fascinosa” di un bel look. È un fatto sostanziale, il superamento di un ancoraggio estetico».
Il sesso come divertimento sembra roba da anni Settanta.
«No, ci sono differenze fondamentali. La prima è che questa generazione è molto più consapevole, si protegge, usa i profilattici, il loro è un sesso intelligente. La seconda è che l’amore, oggi, è il vero tabù. Spesso i ragazzi sono reduci da situazioni famigliari complesse o disastrate, e temono con sempre maggiore consapevolezza che l’amore non sia per sempre. È la prima volta che i giovani fanno davvero i conti con questo pensiero».
La promiscuità non è però consolante.
«Non è detto che a tutti piaccia. Specialmente alle ragazze. Magari la subiscono».
A proposito, su Mtv va in onda un programma di culto, Diario di una nerd superstar.
«Non a caso è la serie di maggior successo. Una ragazza che attraversa con spirito comico il lato che tutti noi abbiamo vissuto durante l’adolescenza».
In fondo adesso è tutto più veloce.
«È cambiato anche il rapporto con la storia. Prima era enciclopedico, dipendente dai libri. Adesso la storia è a disposizione online in tempo reale».
Tutto è in tempo reale.
«Sì. I ragazzi tendono a consumare tutto più in fretta e a stufarsi prima. Però è anche vero che “consumano” i telefilm con velocità frenetica. Ma i loro punti fermi sono assai più resistenti che in passato».
Senza giri di parole?
«Il loro impianto di valori è assai più saldo. E sulla base di questo, ripensano ai loro mestieri e a come farli. Magari inventandone di nuovi».
Anche Mtv si è reinventata.
«Abbiamo avuto un momento di appannamento ma adesso siamo di nuovo perfettamente in linea».
La musica?
«Noi abbiamo sempre avuto un rapporto forte con la musica. Oggi i videoclip sono meno centrali. E le canzoni sono diventate un’esperienza singola, non collettiva come in passato. Una volta i gusti musicali definivano un ragazzo. Metallaro. Punk. Discotecaro, eccetera. Oggi invece a definirti è ciò che scrivi o i giudizi che dai. Un cambio epocale.

E una garanzia per il futuro dei nostri figli, mai così garantiti dalla generazione che li ha educati».

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