Un «gonzo» va fuori di testa on the road con Bill Clinton

È un insegnamento che gli uomini d’onore in Sicilia si tramandano da secoli: Cumannari è megghiu ca futtiri. Il potere è impagabile, non barattabile, insostituibile. Meglio di qualsiasi altra cosa, meglio che fottere. Per «comandare», la maggior parte delle persone è disposta a commettere ogni tipo di peccato, a infrangere le leggi, a calpestare qualsiasi principio. Nella corsa al potere l’uomo non dà solo il meglio, ma anche il peggio di sé.
E tra le corse al potere, la peggiore di tutte, perché porta più in alto di tutte, è quella alla Casa Bianca. Cercare di capire quali perversi meccanismi regolano l’ascesa di una persona comune (se non mediocre) alla carica di presidente degli Stati Uniti d’America, mettere a nudo le meschinità che ne costellano il percorso, raccontare i personaggi che la favoriscono o la ostacolano e dare conto degli atti di fedeltà e di eroismo che la nobilitano così come delle illegalità e delle bassezze morali che la imbruttiscono - se tutto ciò è fatto al netto di retorica, buonismi e atteggiamenti prevenuti - può produrre almeno un paio di ottime cose: un’indagine «diversa» sui retroscena dell’elezione dell’uomo più potente del pianeta; e una riflessione disincantata sul ruolo «perverso» della politica nella nostra società. Più o meno ciò che ha fatto lo scrittore Hunter S. Thompson in un libro-inchiesta a metà fra il romanzo umoristico, il documento storico e il pamphlet, uscito negli Stati Uniti nel 1994, e oggi in Italia, con un titolo che riassume perfettamente la convinzione (non aliena da qualche dubbio, in verità), del suo bizzarro autore, ossia che il potere è «Better than Sex»: Meglio del sesso (Baldini Castoldi Dalai, pagg. 340, euro 18; traduzione di Michele Bertinotti e Stefano Travagli).
Romanziere abbondantemente fuori dai generi e dagli schemi, personaggio culto dell’America ribelle e fricchettona degli anni ’60 e ’70, consumatore accanito di esperienze «al limite» e di stupefacenti vari, dall’LSD alla mescalina, fondatore del gonzo journalism - un particolare stile di scrittura che combina il giornalismo d’inchiesta al racconto in presa diretta e il reportage alla «narrazione» romanzesca - Hunter S. Thompson orientò la propria vita agli eccessi. Morì in circostanze misteriose, forse suicida, nel 2005. Ma prima fece anche in tempo, tra le numerose e qui non necessariamente elencabili avventure di cui fu protagonista, a occuparsi di politica. In prima persona (nel 1970 si candidò alla carica di sceriffo ad Aspen, Colorado, perdendo per pochi voti) e da «osservatore»: nel 1968 e nel 1972, quando già era prima firma della rivista Rolling Stone, seguì la campagna presidenziale dell’odiatissimo Richard Nixon. Una pericolosa assuefazione al potere che di lì a qualche anno riporterà «Doctor Gonzo» sul luogo della perdizione.
L’inchiesta romanzata Meglio del sesso, sottotitolo «Confessioni di un drogato della politica», non è che la folle, allucinata, sfibrante, confusa e liberatoria «corsa» compiuta in puro stile gonzo da Thompson e durata un anno e mezzo, tra l’autunno del ’91 e la primavera del ’93, per seguire ascesa, candidatura, campagna elettorale, vittoria e primi mesi d’insediamento di Bill Clinton. Che da sonnacchioso governatore dell’Arkansan, nonostante il look da campagnolo, le allegre scorribande sessuali (una chicca da segnarsi: «Se iniziassimo a eleggere i presidenti in base alla loro purezza sessuale, allora sì che arriverebbero alla Casa Bianca dei mostri»), la marijuana e il Vietnam inspiegabilmente scampato, riuscì a interrompere la serie di 12 anni di governi repubblicani e a riportare i democratici alla Casa Bianca.
Drogato di politica ma completamente sfiduciato nei confronti di chi la rappresenta, Thompson non è un vero supporter, anche se finge di esserlo, iscrivendosi a più di un comitato elettorale. Per lui Clinton è soltanto il «meno peggio» rispetto agli altri due candidati di quell’anno, il «bastardo» George Bush e il bizzarro Ross Perot. «La politica è uno sporco affare - scrive Thompson quando la vittoria di Clinton si profila all’orizzonte - e si vince e si perde, e non si è mai sicuri fino in fondo da quale parte si è, soprattutto quando si vince». Ciò che conta è la competizione.
Il libro, folle come il suo autore, è un patchwork di lettere, foto, fax, biglietti, tabelle di sondaggi, cronologie, articoli di giornale, pettegolezzi, resoconti di cronaca e pagine di romanzo. Che non ci dicono nulla di più di quanto già sapevano sui fatti del ’92.

Ma che ci regalano una strepitosa e non convenzionale riflessione sulla politica vista da chi, come lo Scrittore, dovrebbe starsene il più lontano possibile per sopravvivere. Perché addentrarsi nel lato oscuro del Sogno Americano può diventare più pericoloso che sfidare, come accadde a «Mr. Gonzo», l’infernale banda motoclicista degli Hell’s Angels. Degli agnellini rispetto ai politici.

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