"Ho vinto perché sono sincero, diverto, parlo a tutti"

Premio Strega, Francesco Piccolo ce la fa per appena 5 voti e se la gode: "Sì, la mia è autofiction. E allora?"

"Ho vinto perché sono sincero, diverto, parlo a tutti"

Ha vinto lo Strega «il romanzo della sinistra italiana»: 140 voti per il memoireIl desiderio di essere come tutti (Einaudi) del superfavorito Francesco Piccolo contro i 135 voti per il secondo Antonio Scurati con Il padre infedele (Bompiani): per lui delusione più amara della prima volta, nel 2009, quando perse per un voto contro Tiziano Scarpa. Terzo, a sorpresa, Antonio Pecoraro con La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie) con 60 voti, seguito da Giuseppe Catozzella e Antonella Cilento. Dato da subito per vincente, Piccolo è sopravvissuto a polemiche anche pesanti, come quella del Garantista in cui lo si è accusato di conflitto d'interesse (autore di Che tempo che fa, ha presentato lì il romanzo; Michele Serra, suo coautore da Fazio, avrebbe ritirato la candidatura de Gli sdraiati per favorirlo; sua moglie era collaboratrice della Fondazione Bellonci), e a Villa Giulia ha trionfato.

Perché ha vinto lei?
«Perché il mio romanzo riattraversa gli ultimi 40 anni di questo Paese con un punto di vista non scontato per uno di sinistra».

Le pesa che la si desse per vincente dal primo giorno?
«Ho cercato di fregarmene, ma non è stata una cosa bella. Questa idea del favorito poi ricade sul favorito medesimo: come se la proponesse, invece di subirla. Nel mio caso è cominciata troppo presto e mi ha messo in una situazione scomoda. Ne faccio un fatto personale: non me ne importa che il mondo letterario mi pensi favorito, mi importa che persone a me vicine possano aver pensato che tutto fosse scontato. Ma è un disagio sopportabile».

Ora forse leggerà il suo libro anche chi magari non l'avrebbe mai comprato. Piacerà?
«È vivo, divertente, mai noioso, arriva a tutti e non ha trame da grande romanzo, che non mi interessano».

È autofiction, come quella di Siti, vincitore 2013. Alcuni lo trovano un genere minore, un trucco narrativo.
«Tutto rischia di diventare un trucco. Oggi, come lettore, non trovo più tanto interessante un romanzo di grandi trame. Approvo il tentativo di una struttura più aperta, dove al centro ci sia un personaggio che corrisponde all'autore e mette in scena quella che si chiama sincerità».

Ha vinto anche al cinema, con David e Nastro d'Argento a «Il capitale umano». ..
«In tutti e due i casi si dà voce all'esigenza di capire il presente dell'Italia».

«In questo libro ha vinto l'idea di un Paese che crede ancora alla politica», ha detto ieri. Un libro sulla destra avrebbe avuto lo stesso risultato?
«Non so se fosse stato un libro sulla destra che fine avrebbe fatto.

Quel che so è che non riuscirei a scrivere un romanzo sulla destra italiana. Il mio, comunque, propone che la sinistra la smetta di stare nel suo recinto di diversità. Un po' di acque le smuove».

Rifarebbe un altro Strega?
«Ora che ho vinto, dico di sì».

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