Se quella di Venezia rappresenta la storia e l'istituzione, la Biennale di Istanbul giunta alla sua 14ma edizione è senz'altro la più «cool and trendy» d'Europa.
Il motivo è legato innanzitutto alla città: porta di confine tra Occidente e Oriente, una delle metropoli più popolose del vecchio continente che si sviluppa a vista d'occhio eppure mantiene un fortissimo legame con la storia e la tradizione. Tecnologia ovunque accoppiata a una bellezza da far perdere la testa.
Nata negli anni Ottanta, dopo un iniziale periodo «local», la Biennale ha visto passare a Istanbul i curatori più alla moda del momento, da Dan Cameron a Vasif Kortun, da Harald Szeeman a Massimiliano Gioni: strategia che l'ha portata a essere uno dei luoghi chiave del contemporaneo. Dura poco, appena due mesi, quest'anno dal 5 settembre al 1° novembre, e ogni direttore può scegliere se compattare la mostra in spazi limitati oppure - come nel 2015 - espanderla in tutta la città costringendo il visitatore a un vero e proprio tour de force per il quale ci vogliono tre giorni pieni di visita.
La nuova curatrice è Carolyn Christov-Bakargiev, e la scelta ha fatto discutere nella Turchia di Erdogan poiché per la seconda volta consecutiva al timone c'è una donna. Apolide, un po' italiana, un po' americana e bulgara, la Christov viene dalla direzione di Documenta 2012, la mostra forse più importante al mondo in cui diede un'ottima prova organizzativa e culturale. Pochi giorni dopo aver inaugurato Istanbul (i tre giorni di opening sono fissati tra il 2 e il 4 settembre) volerà a Torino per presentare alla stampa il suo nuovo prestigioso incarico: la direzione del moribondo Castello di Rivoli accorpato alla GAM, la galleria civica, strategia da tempo messa in pista da Comune e Regione Piemonte per risparmiare sui costi e provare a invertire la rotta rispetto a una preoccupante perdita di pubblico.
La Carolyn ha un carattere difficile - Francesco Bonami ne ha sottolineato l'istinto dittatoriale e l'atteggiamento talebano, tanto per gradire - decide e fa di testa sua e tale propensione mal si concilia con i politici nostrani. Ma per questo c'è tempo, staremo a vedere.
Basti rileggersi ciò che ha detto a una rivista francese, dichiarazione ripresa da Artribune : nessun elenco di artisti perché «Con me non esiste un elenco di artisti, non ci sarà mai un elenco di artisti. Chi mi conosce sa che io lavoro così. Non credo nel sistema della comunicazione, ho un'altra visione». A questo punto un buon cronista, che non si accontenta del linguaggio astruso di un comunicato stampa dove si elucubra sul titolo « Saltwater: A Theory Thought Forms », potrebbe anche passare oltre. Si capisce che ha messo in piedi una vera e propria task force di intellos capitanata da artisti importanti quali William Kentridge e Pierre Huyghe e dallo scrittore simbolo della Turchia contemporanea Oran Pamuk. Però le notizie filtrano lo stesso, e conoscendole comunque una certa propensione a considerare l'arte di casa nostra sia per questioni di famiglia che per formazione culturale, si è giunti a un sicuro elenco di presenze italiane capitanato dall'emergente e sponsorizzatissima Elena Mazzi, di cui non si sa bene che faccia e per questo prenderà il premio della Fondazione Sandretto. Segue uno sguardo alla storia, con il divisionista Pelizza da Volpedo insieme a Piero Manzoni e due indispensabili poveristi (Giovanni Anselmo e Michelangelo Pistoletto). Fin qui niente di nuovo né di notiziabile, ma l'Italian High School di Istanbul ha fatto uscire, tra la sorpresa e l'indignazione, anche il nome di Toni Negri.
Possibile che l'ex fiancheggiatore brigatista e terrorista si sia messo a dipingere? Niente affatto. Carolyn Christov-Bakargiev ha esteso l'invito a teorici, filosofi, pensatori e intellettuali. Un'ottantina in tutto sparsi per la città dove non si vedrà soltanto, ma si ascolteranno conferenze e panel teorici.
Ancora una volta quando si fa riferimento all'Italia il pensiero va agli anni di piombo, con l'insistita propensione a schierarsi dalla parte dei carnefici, mai delle vittime. Un conformismo sinistro e nefasto, che rende persino sopportabile la lettura del Capitale di Karl Marx alla Biennale di Venezia ancora in corso, mentre a Istanbul l'Italia verrà rappresentata dunque da un cattivo maestro di cui avremmo volentieri fatto a meno.
Se il Paese reale vuole dimenticare, gli intellettuali si sforzano di ricordare con il tipico atteggiamento snob di chi è stato sempre alla finestra e per questo si permette il lusso di giudicare. Di questo passo arriveremo, prima o poi, alla retrospettiva dei disegni di Renato Curcio o di Graziano Mesina, sempre che ne abbiano fatti.
In relazione all'articolo di Luca Beatrice sulla Biennale di Istanbul uscito sul Giornale il 24 agosto col titolo «A Istanbul l'arte italiana la spiega Toni Negri», vorremmo informare che l'artista Toni Negri non è stato invitato a partecipare alla Biennale dalla curatrice Carolyn Christov-Bakargiev e non sarà quindi esposta alcuna opera alla 14ª Biennale di Istanbul. Grazie per la vostra attenzione.
ELIF OBDAN GÜRKAN International Media Relations Manager, Istanbul Foundation for Culture and Arts
Gentile Elif Obdan Gürkan, la presenza di Toni Negri (a proposito della quale nell'articolo parlavo di un suo intervento teorico, non di opere esposte) era riferita sul sito Artribune, dopo che l'«Italian High School» di Istanbul
Luca Beatrice
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