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Kos fu ricostruita dal fascismo dopo il terremoto del 1933

L'isola di Kos è da sempre zona sismica: nel 1933 un terremoto devastante uccise 178 persone. E la ricostruzione fu affidata agli architetti italiani guidati da Rodolfo Petracco

Kos fu ricostruita dal fascismo dopo il terremoto del 1933

Quello del 2017, purtroppo, non è il primo terremoto che ha colpito l'isola greca di Kos. E con ogni probabilità c'è da giurare che non sarà l'ultimo.

L'area compresa fra le isole del Dodecaneso e la costa anatolica è considerata zona sismica e anche nei giorni scorsi erano state avvertite alcune scosse minori. Ma la storia di Kos è piena di terremoti famosi: nel 469 avanti Cristo un sisma distrusse parte dell'antica Agorà, mentre il sisma più devastante dei tempi recenti risale al 1933, quando l'isola era colonia italiana.

Il 23 aprile di quell'anno infatti un sisma del X grado della scala Mercalli colpì l'isola, distruggendo gran parte dell'abitato. Quel giorno crollarono l'antica città murata, il quartiere popolare di Aspa e la zona residenziale costruita all'interno della vecchia cinta muraria cavalleresca. Morirono 178 persone.

La ricostruzione venne affidata in gran parte ad architetti italiani e in particolare al triestino Rodolfo Petracco, che stese il nuovo piano regolatore della città di Coo. Oltre a costruire nuovi edifici pubblici destinati ad ospitare l'amministrazione coloniale militare e civile, gli italiani suddivisero la città fra un'area residenziale, una amministrativa e una commerciale.

Il sisma inoltre aveva svelato che molte costruzioni medioevali, crollate in seguito alle scosse, erano state semplicemente edificate sulle pietre di altre costruzioni di età antica.

Per questo vennero eseguiti importanti scavi archeologici e un grande parco archeologico venne eretto sulle rovine degli antichi quartieri popolari.

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