In spagnolo si dice hombre vertical per indicare una persona tutta d'un pezzo. L'hombre vertical è chi può andar fiero di se stesso perché, chiosando l'espressione in italiano, «non guarda in faccia nessuno». Tuttavia, per esser certi di non guardare in faccia nessuno, di non farsi condizionare da nulla, la cosa migliore è essere hombre vertical... da sdraiati. Ergo, è l'hombre horizontal il vero Uomo con la «U» maiuscola. L'hombre horizontal ha un solo problema: non ha un orizzonte, dato che l'orizzonte ce l'hai se stai ben ritto sulle gambe, e guardi lontano. Mentre se stai in orizzontale l'unico orizzonte possibile è dentro di te, non fuori. Blaise Pascal ci ha spiegato che tutti i guai dell'uomo derivano dal non saper stare più di tanto da solo in una stanza, presumibilmente sdraiato a guardare il soffitto e a girarsi i pollici: percepire il Nulla attraverso l'ozio, dice il filosofo, è una grande conquista.
Ma la conquista dell'orizzontalità, leggiamo in L'arte di stare sdraiati, del tedesco Bernd Brunner (Raffaello Cortina Editore, pagg. 174, euro 13), risale a circa 77mila anni fa. In Sudafrica, sotto uno spuntone di roccia, un gruppo di archeologi ha trovato nel 2011 i primi «letti» della storia dell'umanità: stuoie fatte di rami e giunchi rivestite di foglie per tener lontani gli insetti. Vecchie, appunto, 77mila anni. Chiamare «letti» quei rozzi manufatti è troppo, ma il concetto è chiaro: al sicuro in un posto inaccessibile alle belve, relativamente protetti dalle intemperie, si poteva evitare di ammassarsi accucciati come sacchi di patate, e finalmente distendere le membra e rilassarsi.
Altro che la ruota e il fuoco, fu il letto la più grande «invenzione» dell'uomo. Brunner considera quella orizzontale la «posizione zero», l'origine di tutto, il cambio di prospettiva che addirittura, in assenza di soffitto, ci mette in contatto con il cielo. Lui sì, il cielo, non ha confini, e guardandolo da supini possiamo dialogarci quasi da pari a pari... La verticalità è azione, l'orizzontalità è riflessione, ma non c'è azione che non sia frutto di una riflessione. Secondo Chesterton, Michelangelo potè affrescare la Cappella Sistina perché, poltrendo a letto, immaginò quella folla di personaggi dipinta dal basso verso l'alto. E i filosofi dell'antichità, Socrate&Co., che cosa facevano, mentre discutevano fra loro? Correvano al parco? Giocavano a golf? Guidavano a 150 all'ora in autostrada? No, se ne stavano spaparanzati a 127 gradi (teniamo presente che Brunner è tedesco...), cioè, sdraiati ma appoggiati a un gomito quanto bastava per reggere, con la mano opposta, una coppa di vino.
In un saggio sulla storia della vita privata, Danielle Régnier-Bohler usa una bellissima espressione per definire la dimensione orizzontale: «penisola del privato». Perché è vero, quando sei orizzontale sei nel tuo, non stai sulla difensiva, ti lasci andare. E crei. Truman Capote si definiva «a completely horizontal author», e Marcel Proust avrebbe sottoscritto con entusiasmo, sdraiato nel lettone che era il suo vero e unico tavolo da lavoro. Non parliamo poi dei poeti tipo Verlaine o Rimbaud, cattivi maestri di quella che oggi in Francia chiamano génération vautrée, generazione stravaccata, vale a dire del fancazzismo come categoria dello spirito.
Inoltre, particolare non trascurabile, a letto, o comunque in posizione orizzontale, con varianti consone ai gusti e al bilanciamento dei pesi, si fa l'amore. Ma poi, magari verso l'alba, si dorme. E qui qualche nodo viene al pettine dei capelli variamente scompigliati. Gerhard Klösch, uno studioso del sonno, teorizza quanto segue: le donne che dormono di fianco al loro uomo hanno un sonno disturbato perché non ragionano, nell'inconscio o nel subconscio, vai a capirlo, come amanti, bensì come madri, e si preoccupano eccessivamente del loro partner-bimbo. Mentre per contro gli uomini, notoriamente bamboccioni dalla culla alla tomba, coccolati dal tepore femminile tornano poppanti e si abbandonano al sonno dei giusti o degli egoisti, non di rado russando.
Brunner, scorrazzando da un secolo all'altro teletrasportato dalla storia del costume, della scienza e dell'arte manco fosse spalmato sul divano di casa, si lascia andare, a proposito dei nostri anni, gli ultimi, a una teorizzazione sociologica: stiamo vivendo nell'epoca dei Neo-orizzontali.
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