Alla "corte" di Harry e Meghan. La mossa dei duchi per somigliare ai reali britannici

Dopo aver sparato a zero sulla monarchia britannica i duchi di Sussex avrebbero attuato una strategia per rendere Montecito una specie di Buckingham Palace in miniatura

Alla "corte" di Harry e Meghan. La mossa dei duchi per somigliare ai reali britannici

A Harry e Meghan farebbero difetto la coerenza e l’originalità. Gli esperti reali e la stampa internazionale lo ripetono da anni. È molto difficile, infatti, definire i duchi, cercare di capire chi siano e quale sia la loro missione al di fuori del Palazzo reale. Non sono più membri senior della royal family, pur conservandone le vestigia attraverso i titoli. Hanno criticato la monarchia britannica, ma continuano a brillare di luce riflessa, presentandosi come suoi esponenti. Vorrebbero essere anche dei divi di Hollywood, ma ciò che realizzano è spesso un flop e sembra che il mondo dello spettacolo americano li abbia spinti ai margini. Chiedono privacy, ma sono molte le interviste e le dichiarazioni bomba che hanno rilasciato. Hanno messo l’oceano tra loro e la corte, che hanno più volte accostato a una “trappola”, un ambiente soffocante e ora starebbero ricreando quello stesso sistema gerarchico a Montecito.

Una piccola corte a Montecito

Ancora una volta Harry e Meghan sono stati accusati di “ipocrisia” dai tabloid. Secondo il Mail on Sunday, infatti, la coppia avrebbe riorganizzato lo staff di Montecito sul modello di Buckingham Palace. Una specie di corte a immagine e somiglianza di quella britannica. Eppure nelle loro dichiarazioni pubbliche i duchi avrebbero sempre mostrato di disprezzare quel tipo di struttura gerarchica fatta di tradizioni e regole piuttosto rigide. Non possiamo dimenticare che nell’intervista a Oprah Winfrey, nel 2021, il principe Harry dichiarò di essersi sentito “intrappolato nel sistema” monarchico, “come il resto della mia famiglia”, specificando: “Mio padre, mio fratello sono in trappola”. Nel 2019, nel documentario di ITV “Harry and Meghan. An African Journey”, la duchessa aveva accennato: “Esisto ma non vivo…non sto troppo bene”. Parole inquietanti, di accusa contro i media e la Corona, che Meghan approfondì durante l’intervista a Oprah, rivelando: “Non volevo più vivere…pensavo che sarebbe stata una soluzione per tutti…”.

Un nuovo team per Harry e Meghan

Nonostante tutte queste recriminazioni i duchi di Sussex avrebbero ricreato una sorta di mini Palazzo senza reali poteri. Un micro universo con base a Montecito che ruota attorno a loro, composto da undici persone guidate da Meredith Kendall Maines, professionista affermata nell’ambito delle strategie di comunicazione. L’esperto reale Richard Fitzwilliams ha commentato al Daily Mail in maniera molto critica le scelte dei duchi: “L’ipocrisia sta nel fatto che, in particolar modo nelle recenti interviste, Harry ha attaccato i cortigiani e la Casa Reale, considerandoli dei nemici. Quindi è estremamente sorprendente che voglia una struttura simile a Montecito”. Fitzwilliams ha usato un termine forte, “nemici”, ma appropriato, perché in quasi ogni intervista il principe ha avuto molta cura di riservare esclusivamente per sé e per Meghan la parte delle vittime, relegando i familiari e i cortigiani, al ruolo, che sfiorerebbe il sadismo, di persone gelide, impassibili, senza cuore. Quasi degli automi disposti a tutto pur di difendere la Corona, anche ad abbandonare i duchi in balìa delle tempeste mediatiche, del tutto indifferenti alle conseguenze che queste potevano avere sul loro benessere psicologico e sulle loro vite.

“Come sua madre”

Richard Fitzwilliams ha ribadito: “Nel [libro] Spare [Harry] ha criticato aspramente i cortigiani senior. Lui, come fu per sua madre, li definisce il nemico”. Nell’autobiografia diverse volte il principe ha fatto allusioni o vere e proprie affermazioni riguardanti un presunto legame tra i cortigiani e i media nella diffusione di illazioni o di versioni travisate di fatti inerenti la sua vita e quella della moglie, per esempio il Tiaragate, cioè la chiacchierata storia sulla scelta della tiara nuziale della duchessa, oppure la notizia della rinuncia agli impegni reali per, ha scritto Harry, “trascorrere più tempo in Canada”. Fitzwilliams ha messo poi in evidenza il continuo paragone che il principe fa tra la sua vita e quella di Lady Diana. Neppure la compianta principessa avrebbe avuto un rapporto lineare con la corte, ma secondo l'esperto dobbiamo tenere conto di un fattore non trascurabile, che ci riporta al discorso sull’incoerenza di Harry e Meghan: “Sfortunatamente la differenza è che [Diana] non avrebbe accettato la protezione della polizia, poiché non si fidava. Per ironia della sorte questo è, [invece], ciò che [Harry] vuole per sé e per la sua famiglia”.

Lo spauracchio della sicurezza

Fitzwilliams ha anche dichiarato: “[Harry] ha detto che i cortigiani usavano la sicurezza come leva per impedire [ai Sussex] di dimettersi dai loro ruoli di membri attivi” della royal family. Una sorta di spauracchio, o di ricatto, se consideriamo la faccenda dal punto di vista dei Sussex, venuto fuori anche durante il processo per riavere la scorta. Tuttavia dobbiamo anche osservare l’altra faccia della medaglia, diventata anch’essa oggetto di dibattito in aula: perché i contribuenti britannici dovrebbero pagare la security a due ex membri senior della Corona che hanno scelto di abbandonare i loro ruoli ufficiali e trasferirsi all’estero?

“Un tentativo disperato”

Al Daily Mail il biografo reale Tom Bower ha espresso un giudizio molto duro su questa pseudocorte: “Senza dubbio i Sussex vorrebbero regnare su una ‘corte reale’ dalla loro tenuta di Montecito”. Secondo l’esperto per loro il “piacere più grande” sarebbe proprio quello di avere intorno cortigiani pronti a obbedire e a inchinarsi a ogni minimo cenno. La descrizione che fa Bower di questa sorta di Palazzo reale fittizio ci restituisce l’immagine di una coppia assetata di potere, che non riuscendo a ottenere ciò che vuole si accontenterebbe di un riflesso della realtà, di un’illusione. “Competere con Buckingham Palace e Kensington Palace delizierebbe Meghan”, forse perché avrebbe l’apparenza di una rivincita. Ma l’apparenza, appunto, non la sostanza. L’esperto ha avvertito: “Ciò che i Sussex hanno messo in piedi non è una ‘corte reale’, piuttosto un gruppo molto costoso di burocrati che segna l’ultimo, disperato tentativo dei Sussex di salvare il loro brand”.

Montecito vs Buckingham Palace

Da una parte avremmo questo “gruppo molto costoso” di esperti che dovrebbero rilanciare l’immagine di Harry e Meghan, dall’altra, ha spiegato Bower, “La ‘corte reale’ di Buckingham Palace è [composta] da professionisti sottopagati, sovraccarichi di lavoro”, ma e qui sta una differenza rilevante, “devoti, leali, dediti alle tradizioni di una monarchia millenaria e del Paese che servono”. La maggior parte delle persone impiegate a Palazzo percepirebbe le mansioni affidate non come un semplice mestiere, ma come una specie di impegno per la causa, un onore, un motivo di orgoglio. Lavorare a corte implicherebbe prestare servizio anche alla nazione, quindi contribuire a mantenere vivi gli ideali, i principi che contribuiscono alla formazione e al consolidamento di un Paese. Non dobbiamo sottovalutare l’importanza, l’impatto del patriottismo.

Monetizzare i titoli

A Montecito, per evidenti ragioni, tutto questo non può essere ricreato neanche in maniera palesemente artificiosa. Sarebbe ridicolo, Harry e Meghan rischierebbero di diventare la caricatura di se stessi, oltre a innescare un pericolosissimo processo di distacco dalla realtà. D’altra parte, però, avere a disposizione un team di esperti focalizzati semplicemente sull’obiettivo di salvare il marchio Sussex, tralasciando gli ideali britannici che animano la corte di Carlo III, potrebbe presentare un altro inconveniente: la considerazione del background del duca di Sussex come un elemento di pura fascinazione da usare sul pubblico. Il simbolo più evidente di queste origini sono i titoli nobiliari, che per molti Harry e Meghan non sarebbero più degni di portare, non solo a causa della Megxit, ma per l’uso che potrebbero farne. A tal proposito Bower ha dichiarato: “Se Harry segue Meghan nella commercializzazione del suo titolo per guadagnare qualche dollaro, le sue attuali possibilità di riconciliazione [con la royal family] e di ritorno in Gran Bretagna si estingueranno definitivamente”.

Resisteranno?

Gli esperti reali si starebbero ponendo anche un’altra domanda, da cui potrebbe dipendere la sopravvivenza del brand Sussex: il nuovo staff resisterà al presunto carattere tempestoso di Meghan Markle? “Il primo problema è se continuerà l’avvicendamento dello staff che ha caratterizzato i progetti [dei duchi], con circa venti dipendenti che sono andati via”, ha sottolineato Richard Fitzwilliams. Le accuse di bullismo rivolte alla duchessa, infatti, “hanno fortemente danneggiato la sua immagine”.

Utopia

Per Harry e Meghan parrebbe valere il famosissimo detto: Chi disprezza compra. La presunta corte fantoccio che starebbero instaurando potrebbe nascondere il loro pentimento per la rinuncia ai ruoli ufficiali, oppure la smania di primeggiare, di essere il Re e la Regina di un piccolo mondo artificiale, in cui sono loro a dettare le regole, nel quale non devono rispettare le gerarchie, ma possono imporle.

Un’utopia privata in cui non esistono gli ingombranti principi di Galles, capaci di catturare l’attenzione con un sorriso. Per definizione, però, i miraggi non sono reali e i Sussex potrebbero rischiare un brusco risveglio.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica