da Modena
Ecco che dopo trent'anni di riflessioni, il sociologo alla soglia dei 70 si sveglia e si sussurra «Carpe diem». Perché constata che il mondo intorno a lui è cambiato seguendo radici che risalgono all'Impero romano in decadenza, alla Renaissance francese, al Romanticismo: Eros governa il mondo, o almeno il mondo occidentale, da qualche tempo o poco più. Tra le genti si è instaurato l'ordo amoris. Ad accorgersene è Michel Maffesoli, che nel 2004, l'anno della nascita di Facebook, già parlava di «tempo delle tribù» e addirittura nel 1996 di «culture comunitarie». Per raccontare il trionfo delle pulsioni sul progressismo delle élite, il sorpasso del culto del piacere sulla pruderie dei benpensanti ha scritto Homo eroticus (CNRS Editions, in arrivo in Italia a gennaio prossimo per Liguori) ed è stato ospite al Festival Filosofia di Modena.
Siamo circondati da Eros: non resta che arrendersi?
«L'essenziale è cambiare paradigma. La società moderna era costruita intorno alla figura dell'homo oeconomicus. Ragione, lavoro, progresso: questi valori si sono lentamente saturati e oggi, specie tra le giovani generazioni, si sono affermati valori postmoderni che mettono l'accento su creatività contro lavoro, emozione contro ragione, presente contro futuro. Carpe diem. Come nel Quattrocento italiano, siamo di fronte alla vittoria del multiforme, del ludico, dell'onirico, dell'immaginario».
Un'altra rivoluzione?
«Non politica. Non brutale. Già radicata nel quotidiano perché è da lì che parte. Alla Sorbona, dove insegno insieme a molti ricercatori italiani, tutta la mia ricerca mostra che questa rivoluzione non ha nulla a che vedere con le rivoluzioni marxiste o socialiste cui ci hanno abituato i tempi moderni. Si tratta di forze che si sono pian piano capillarizzate nel sociale. Nulla di esplosivo, semmai di implosivo».
Il ritorno del governo più antico del mondo, l'amore?
«Il ritorno dei valori romantici, che erano stati emarginati. Romantico è una parola che amo moltissimo. Passioni, emozioni, affetti riappaiono, legittimati, in primo piano sulla scena pubblica ed è interessante vedere come anche le azioni politiche siano di nuovo dominate dall'ordo amoris. Nelle lotte sindacali, nelle manifestazioni per le rivendicazioni salariali c'è sempre una parte ludica: musiche, risate, canti. Gli Indignados in Spagna, i Partiti Pirata in Germania, la primavera araba: è l'irruzione degli affetti».
Non sempre un'irruzione pacifica...
«Chi ha detto che Eros è gentile? Homo eroticus non vuol dire uomo buono. Nell'ordo amoris è compresa per forza la violenza. Si assiste anzi a una omeopatizzazione, una integrazione della violenza nell'amore».
La classe politica è partecipe o si oppone?
«In quel che dico non è compresa la classe politica, ancora attaccata alle categorie del XVIII secolo. Sono del tutto sconnessi rispetto alla realtà sociale. Parlo della Francia: spesso i ministri, di destra o di sinistra, sollecitano il dibattito con me e mi accorgo che non capiscono l'evoluzione collettiva: sono aggrappati all'idea rousseauista del contratto sociale, della repubblica. Ci vogliono parole nuove per definire l'erotizzazione dei tempi».
Ne ha già coniata qualcuna?
«Patto emozionale invece di contratto sociale. Corta durata basata sulle emozioni invece che lunga durata basata sulla ragione. Ecco lo spirito del tempo».
Ci sono già leader riconoscibili nell'ordo amoris?
«Non ancora. È un processo più vissuto che legittimato. Un fenomeno tribale certificato dalla realtà. I leader sono verticali mentre qui è il noi che vince: diffrazione, diffusione, viralità. Checché se ne dica, Facebook è un fenomeno di emersione collettiva, non di risonanza individuale».
Questo Eros governatore ha qualche nesso con l'erotismo come lo conosciamo?
«Bisogna riconoscere che l'importanza assunta dalla moda, dalla dieta, dalla cura estetica, sono un accento sul corporeismo anche in relazione alla copulazione sessuale. E l'erotismo sviluppa Myporn e consimili esattamente come accadde per la Porneia di Pompei».
Si sono spostati anche i limiti dello scandalo, sono caduti tutti i tabù?
«Tutto è osceno, come aveva predetto Baudrillard. In senso etimologico: tutto è sul davanti della scena, viene mostrato. Il muro della vita privata, per prima quella dei politici - da noi Sarkozy, Hollande, Strauss-Kahn - è poroso, trasparente. Non ci sono più protezioni».
Hanno ragione le femministe di nuova generazione, allora, a dire che mai come oggi il corpo delle donne è mercificato?
«Quando avviene una rivoluzione, avviene per il meglio e per il peggio. Nell'ordo amoris c'è una mercificazione dei corpi. Ma allo stesso tempo c'è più generosità, una nuova solidarietà, il vitalismo delle nuove generazioni. Direi anzi che l'homo eroticus è il risultato di una invaginazione della vita sociale, che nel farsi meno progressista si fa anche meno spermatica. Nella postmodernità, la femminitudine è protagonista. Tuttavia, non sono né un prete né un moralista né tantomeno un femminista: mi vieto di dire che cosa è bene e che cosa è male.
Almeno ci dica se potrebbe esistere una cosa senza l'altra, se possiamo correggere il tiro dell'ordo amoris.
«No. Non ci sono mai luci senza ombre».
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