L'altro ieri viaggiavo su un treno regionale della linea Milano-Venezia. Sedevano vicino a me tre universitari, due ragazze e un ragazzo. Già sul marciapiede, mentre il treno arrivava, apparivano impegnati in una accesa discussione. Una volta seduti, però, una delle due ragazza ha chiesto scusa ai compagni di viaggio e ha tolto dalla borsetta un libro, che intendeva leggere: «Ho scoperto questo autore per puro caso. È meraviglioso, eppure nessuno l'ha mai sentito nominare. È sconosciutissimo».
Getto l'occhio sulla copertina del libro. Era Sunset Limited di Cormac McCarthy, che molti (me compreso) considerano il più grande scrittore vivente. McCarthy l'autore della mervigliosa Trilogia della Frontiera, dello straordinario Meridiano di sangue e del celebre Non è un paese per vecchi, da cui i fratelli Coen hanno tratto il thriller omonimo con Javier Bardem. Ma per questa ragazza, che pure si diceva lettrice forte («almeno un libro alla settimana, a volte due») McCarthy risultava sconosciutissimo.
Questo piccolo episodio apre secondo me una finestra su una situazione di cattiva salute dei sistema dei libri e dei lettori. Esiste un problema, e sta nella cosiddetta industria culturale. Mi spiego. Quando ero ragazzo entravo in libreria e mi mettevo a curiosare tra gli scaffali. Tutti facevamo così a quel tempo. Si entrava magari per acquistare un classico incontrato al liceo, ma poi si restava lì per due, tre ore, lasciandosi affascinare dai titoli, dai nomi degli scrittori, dalle quarte di copertina e dagli incipit. Era un modo selvaggio ma in fondo sano per entrare nel mondo della cultura. Oggi la situazione è diversa. Andare a zonzo per le librerie è diventato molto più difficile per almeno due ragioni. La prima è che l'industria produce incessantemente una massa di libri nuovi che cacciano dagli scaffali gran parte di quelli vecchi, così che l'età media dei volumi risulta troppo bassa, limitando le possibilità di esplorazione alle novità.
La seconda ragione è che i bestseller formano una specie di barriera, o di cortina fumogena, che occorre oltrepassare per raggiungere quello che sta dietro. Tra numeri primi, sfumature di grigio, gialli e giallognoli è come se si rendesse necessario superare una montagnetta (psicologica) per arrivare ai McCarthy, che pure se ne stanno lì, reparto tascabili, apparentemente pronti per essere acquistati.
Non ho nulla contro i bestseller e i loro autori, che al massimo posso invidiare un po'. I bestseller aiutano l'editoria, dunque ben vengano. Bisogna però ripensare il modo di presentare i libri al pubblico.
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