Il nuovo libro del Papa sull'infanzia di Gesù

Terzo volume di Ratzinger sulla figura centrale del cristianesimo. I racconti dell’infanzia di Gesù, contenuti nei vangeli di Matteo e di Luca, "non sono ricostruzioni fantasiose"

Il nuovo libro del Papa sull'infanzia di Gesù

Dopo tanta attesa finalmente esce il nuovo libro di Benedetto XVI sull'infanzia di Gesù. Racconti credibili, non miti, precisa l'autore. Pubblicato in 9 lingue e 50 paesi (ma presto sarà tradotto in 20 lingue per 72 Paesi) per oltre un milione di copie di tiratura nella prima edizione, è l’ultimo volume della trilogia dedicata al personaggio chiave del cristianesimo. Come ha sottolineato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, il Papa ci teneva moltissimo a portare a termine la trilogia e gli ha dedicato ogni minuto libero della sua vita.

Il volume di 180 pagine è diviso in quattro capitoli, dedicati rispettivamente alla genealogia per la collocazione di Gesù nella Storia; alla nascita di Giovanni il Battista e all’avvento del Nazareno con l’annuncio a Maria; all’evento nella grotta di Betlemme nel contesto storico dell’Impero Romano di Augusto; alla prima epifania con l’adorazione dei Re Magi. L’opera si conclude con un epilogo dedicato alla discussione con i dottori nel Tempio: è l'ultimo episodio noto di un Gesù dodicenne, prima che ricompaia nei racconti evangelici dal momento del suo battesimo nel fiume Giordano attorno ai trent’anni e fino alla sua morte in croce e alla Resurrezione: temi presenti nei primi due volumi di Benedetto XVI.

Il presidente di Rcs Libri, Paolo Mieli, durante la presentazione ha sottolineato che esso "non è solo l’opera di un Papa ma anche di un uomo, come Joseph Ratzinger, che è tra le figure più importanti della cultura europea". Poi ha aggiunto che Maria è la figura fondamentale del libro assieme al suo bambino. "È singolare - ha spiegato Mieli - perché al centro c’è la figura di un bambino e di una donna. È un libro sulla donna: tutta la parte di Maria che riceve l’Annunciazione, la libertà di Maria, quello è un punto importantissimo di accettare, di partecipare, di farsi protagonista della nascita di Gesù".

"Un libro senza quell’autoreferenzialità oracolare esoterica che hanno certe pagine teologiche o filosofiche illeggibili", ha commentato il cardinale Gianfranco Ravasi -. Benedetto XVI ha messo in pratica quello che un filosofo importante del linguaggio del secolo scorso ha dichiarato, ma non ha mai messo in pratica: tutto quello che si può dire, si può dire chiaramente". Soffermandosi sulla strage degli innocenti Ravasi ha detto che "il grido delle madri è un grido perenne, perpetuo. È un grido universale, che risuona ancora ai nostri giorni. Muoiono i bambini a Gaza e il grido delle madri è il continuo grido...".

"Gesù - si legge in un passaggio del libro - non era un disobbediente né un contestatore quando, dodicenne, lascia la famiglia e va a predicare nella sinagoga". "Egli - scrive Ratzinger - deve essere presso il padre e così diventa chiaro che ciò che appare come disobbedienza o come libertà sconveniente nei confronti dei genitori, in realtà è proprio espressione della sua obbedienza filiale". "Egli - specifica il Papa - è nel tempio non come ribelle contro i genitori, bensì proprio come colui che obbedisce, con la stessa obbedienza che condurrà alla Croce e alla Resurrezione".

Nelle pagine sui sapienti venuti dall’Oriente il Papa indaga sulle ragioni che, sin dalle origini del mondo, spingono l’uomo verso Dio. In un cammino in cui la fede risana il messaggio della scienza. Come è spiegato nell’incipit del capitolo: "Che genere di uomini erano quelli che Matteo qualifica come Magi venuti dall’Oriente? Il termine magi (m goi), nelle relative fonti, ha una notevole gamma di significati, che si estende da un senso molto positivo fino a uno molto negativo". E nella conclusione: "Non rappresentano
soltanto le persone che hanno trovato la via fino a Cristo. Rappresentano l’attesa interiore dello spirito umano, il movimento delle religioni e della ragione umana incontro a Cristo".

Nella genealogia di Gesù illustrata dal Vangelo compaiono quattro donne - Tamar, Rahab, Rut e la moglie di Uria - tutte peccatrici ("la loro menzione implicherebbe l’indicazione che Gesù avrebbe preso su di sé i peccati e, con questi, il peccato del mondo").

"Ma - aggiunge Ratzinger - questo non può essere stato l’aspetto determinante nella scelta, soprattutto non è applicabile a tutte e quattro. Più importante è il fatto che tutte queste donne non erano ebree. Per loro tramite entra quindi nella genealogia di Gesù il mondo delle genti - si rende visibile la sua missione verso ebrei e pagani".

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