Quei bambini di Dickens abbandonati nel fango

Nel diario ritrovato del grande scrittore inglese le storie di giovani "delinquenti" nella Londra dei suoi tempi. E una puntata in Italia...

Quei bambini di Dickens abbandonati nel fango

Pubblichiamo un estratto de Il viaggiatore senza scopo di Charles Dickens, pubblicato per la prima volta in Italia da Bompiani (a cura di Giovanni Puglisi e Gabriele Miccichè, pagg. 373, euro 19). Dickens si trasforma in «turista culturale» e racconta storie di città e campagne, terre e mari, gentiluomini e briganti. Un interessante capitolo è dedicato all'Italia. Il padre del diario sociale propone trentotto short stories e si immerge in piaceri e dolori, gioie e sconfitte, successi e fallimenti di vita vera.

Uscendo di casa, seguo con lo sguardo tre corpulenti strangolatori diretti a casa loro: la quale, potrei giurarci tranquillamente, si troverà entro un'area assai ristretta a qualche iarda di distanza da Drury Lane (quantunque essi vivano nei loro appartamenti altrettanto indisturbati di come vivo io nei miei); inizio la mia ronda e faccio una considerazione che rispettosamente sottopongo al nuovo Commissario Capo, nel quale io confido pienamente, trattandosi di uno sperimentato ed efficiente pubblico funzionario. Quanto di frequente (penso) sono stato costretto a mandar giù quei resoconti – intollerabili, stereotipati concentrati d'insensatezza – nei quali si racconta di come l'agente di polizia abbia informato lo spettabile magistrato di come i complici del prigioniero in questione risiedano al momento presso una strada o cortile ove nessun uomo osa recarsi, e di come lo spettabile magistrato sia stato edotto in merito alla fosca reputazione della suddetta strada o cortile, e di come i nostri lettori certamente ricordano trattarsi proprio della stessa strada o cortile di cui s'è già discusso, facciamo una volta ogni quindici giorni. Orbene, supponiamo che un commissario capo invii una circolare a tutte le divisioni di polizia in servizio a Londra, esigendo che gli vengano trasmessi all'istante, distretto per distretto, i nomi di tutte queste strade e cortili di cui si fa un gran parlare, nelle quali nessuno oserebbe inoltrarsi; ed immaginiamo che in questa circolare egli ammonisse chiaramente che: «Se questi posti esistono davvero, essi sono prova dell'inefficienza della polizia, che desidero correggere; e se invece non esistono, ma sono una finzione creduta vera, essi sono prova di una pigra, tacita connivenza da parte della polizia con i criminali di professione, che io desidero eziandio correggere»: che succederebbe allora? Finzioni o realtà che siano, potrebbero sopravvivere di fronte a questo briciolo di buonsenso? Raccontarci apertamente, finché non diviene una notizia altrettanto trita di quella relativa al ribes gigante, che una costosa organizzazione di polizia, quale non s'era mai vista prima, ha lasciato intatti a Londra – nell'epoca del vapore del gas delle fotografie segnaletiche e dei telegrafi elettrici – i covi e i lupanari dell'età degli Stuart! Perbacco, una simile condotta in tutti gli altri dipartimenti farebbe ritornare la Peste nel giro di due estati, e i Druidi nel giro d'un secolo!

Camminando più veloce, colpevole anch'io per la mia parte di questa pubblica ferita, superai una sventurata piccola creatura la quale, afferrandosi con una mano i pantaloni sbrindellati e con l'altra la sbrindellata capigliatura, batteva i piedi scalzi contro il lastricato fangoso. Mi fermai per far rialzare questo povero infelice in lacrime e dargli aiuto, ed ecco che cinquanta come lui, di entrambi i sessi, mi furono addosso in un momento: chiedevano l'elemosina, facevano capitomboli, s'azzuffavano, vociavano, strillavano, tremavano per la nudità e per la fame. La moneta messa in mano al bambino che avevo in un primo momento oltrepassato fu ghermita da un altro, poi di nuovo sottratta a quella presa vorace, e poi ancora, e tosto io non ebbi più idea di dove, in quell'oscena mischia di stracci e gambe e braccia e sudiciume in mezzo al fango, potesse esser finita la moneta. Nel sollevare da terra il bimbo, lo avevo allontanato dall'arteria principale del traffico, così questa scena ebbe luogo in mezzo a certe palizzate di cantiere e rovine di edifici demoliti, in prossimità del Temple Bar. Inaspettatamente in mezzo ai bambini emerse un autentico agente di polizia, al cospetto del quale la terrificante nidiata si disperse in svariate direzioni: egli compì delle finte e dei movimenti improvvisi in questa e in quell'altra direzione, senza agguantare alcunché. Quando tutti quanti si furono dileguati per la paura, egli si tolse il copricapo, ne estrasse un fazzoletto, s'asciugò la fronte surriscaldata e rimise fazzoletto e copricapo al posto loro, con l'aria di un uomo che ha espletato un grande dovere morale: e in effetti lui aveva fatto quello che gli vien detto di fare.

Io lo guardai, e guardai le tracce dei bambini nel fango, e pensai alle gocce di pioggia ed alle orme d'una certa creatura estinta secoli fa, che i geologi avevano identificato presso una scogliera; e riflettei: se questo fango potesse pietrificarsi in questo momento, e rimanere qui nascosto per diecimila anni, io mi domando se la stirpe di uomini che saranno allora i nostri successori sulla terra sapranno, da questi o da altri segni, usando per quanto possibile la forza dell'intelletto umano, privi dell'aiuto della tradizione, compiere una deduzione così sbalorditiva quale quella che esistesse una raffinata società che tollerava la pubblica selvatichezza di bambini abbandonati a se stessi per le

strade della capitale e che andava orgogliosa del suo potere per mare e per terra, senza che mai facesse uso di questo potere per prenderli e trarli in salvo!

© 2014 Bompiani/RCS Libri - in collaborazione con Università IULM

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