Dal rigattiere di parole: "Solfa"

Fu un vivace “inventore” di parole, il Burchiello (lo stesso che coniò “scatapocchio”), a usare forse per primo, nel 1449, questo termine ormai un po’ demodé

Dal rigattiere di parole: "Solfa"

Fu un vivace “inventore” di parole, il Burchiello (lo stesso che coniò “scatapocchio”), a usare forse per primo, nel 1449, questo termine ormai un po’ demodé. Lo fece derivare, con semplicità, dalle note “sol-fa”, ma per effetto dell’accento l’origine non è immediatamente intuitiva. Per alcuni secoli indicò comunemente “i caratteri e le figure o note musicali” e “la musica stessa”. Intorno al Sei-Settecento la parola, con l’aggiunta del suffisso iterativo, generò “solfeggio”, “solfeggiare”, voce più dotta, che prese a indicare specificamente l’esercizio della lettura musicale, la lettura cantata di un brano, battendo il ritmo e intonando le note. Così alla parola “solfa”, svuotata progressivamente del significato tecnico-musicale, è rimasto il senso di qualcosa di monotono, noioso, ripetitivo, irritante. “Che solfa!” è comune come esclamazione spazientita. “Battere la solfa” (dal gesto originario per segnare il ritmo) nel linguaggio familiare significa anche “bastonare, alludendo al menar le mani” (Cardinali).

Il Burchiello, poeta giocoso, ne sapeva sicuramente di musica perché all’epoca qualunque persona istruita veniva avviata alle arti del trivio (grammatica, retorica, dialettica) e del quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia e musica), che nel Medioevo corrispondevano, per intenderci, alle materie scolastiche di oggi. La denominazione delle note, dovuta a Guido d’Arezzo, risale al XI secolo. Difficile poter dire perché il Burchiello scelse proprio il sol e il fa.

Può essere che si sia lasciato guidare dalla casualità o da esigenze puramente metrico-letterarie; ma il sol e il fa erano all’epoca le due prime note della tastiera ordinariamente in uso, ed è legittimo ritenere che rappresentassero in alcuni brani un elementare andamento di bassi, particolarmente monotono all’ascolto.

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