«C ome fantasia romanzesca è molto buono. È proprio quello che piace al pubblico. Ma a livello di tecnica è stupida. Troppo assurda, inverosimile. E dire che è uno dei più grandi successi in libreria». Con queste parole secche Marius Alexander Jacob commentava il successo della saga di Arsène Lupin in una lettera all'amico Robert Passas. Jacob non era però un un critico letterario bensì il ladro-anarchico che ispirò Maurice Leblanc proprio nella creazione del suo celeberrimo gentleman cambrolieur.
Scopriamo infatti fra le pagine dell'appassionata biografia Rubare per l'anarchia (Edizioni Elèuthera) di Jean-Marc Delpech che lo scrittore Maurice Leblanc reinterpretò alcune delle gesta di Marius Alexander Jacob per poter costruire le avventure del suo ladro gentiluomo letterario. Nelle settimane precedenti alla pubblicazione sulle pagine della rivista Je sais tout del racconto L'arrestation de Arsène Lupin (1905) si tenne infatti a Parigi proprio il processo pubblico a Monsieur Jacob. Davanti a una storia criminale esemplare, Leblanc clonò l'identità del suo imprendibile genio del furto. Marius Alexander Jacob (1879-1954) crebbe a Marsiglia e abituato a sopravvivere nelle zone più malfamate del porto riuscì a formarsi una cultura leggendo testi di Zola, Verne, Hugo, Malatesta, Kropotkin. Furono proprio i testi di quest'ultimi a convincerlo ad abbracciare la causa dell'anarchia.
Abilissimo nell'arte del furto, scaltro nell'uso dei travestimenti, Jacob nel 1903 aveva già alle spalle 150 crimini, ed era imputato per 95 capi d'accusa. Al contrario di Arsène Lupin, non praticò mai solitariamente ma anzi sostenne che il furto era «un'impresa collettiva e permanente, motivata da una teoria e da una finalità politica: l'illegalismo». Per attuare la sua personale lotta per restituire al ceto non abbiente ciò che gli spettava, fondò la sua organizzazione: la Jacob & Co, attuando i suoi colpi assieme ai Travailleurs de la Nuit (i Lavoratori della Notte) «vero esercito diviso in brigate che mise a segno centinaia di colpi (riappropriazioni) magistrali».
Imprigionato nel 1905, Jacob fu protagonista di un processo in cui si fronteggiarono «Stato e anarchia». Fu condannato alla detenzione alla Cayenna, e qui rimarrà sino al 1927. Jacob sbarcherà in seguito il lunario facendo il venditore ambulante finché il 28 agosto del 1954 deciderà di farla finita.
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