Sarà Simone Sfriso il nuovo curatore del Padiglione Italia

Stavolta alla Biennale di Architettura di Venezia e al Mibact hanno precorso i tempi. Ieri, a pochi giorni dalla presentazione del direttore della 15esima edizione della Biennale Alejandro Aravena, è arrivata, infatti, la nomina del curatore del Padiglione Italia alla kermesse: sarà Simone Sfriso. «La scelta è avvenuta a seguito di una procedura di selezione a cui sono state invitate a presentare un progetto espositivo 10 personalità di elevata competenza e professionalità del panorama dell'architettura nazionale - si legge nella nota rilasciata dal Ministro Franceschini - il progetto presentato da Sfriso è in linea con il tema scelto dal curatore della mostra internazionale Alejandro Aravena che indaga la necessità di coniugare l'architettura con l'esigenza di una migliore qualità dell'ambiente edificato e quindi della vita delle persone». Classe 1966, nato a Londra e laurea allo IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia), dove è collaboratore alla facoltà di urbanistica, Sfriso è uno dei nomi emergenti dell'architettura italiana. È stato nominato «Architetto italiano dell'anno» nel 2014. A livello internazionale ha acquistato rilevanza soprattutto per i suoi progetti di ospedali in Africa. Ha vinto il Premio Aga Khan per il Centro Salam di cardiochirurgia in Sudan (gestito da Emergency), il premio internazionale Ius-Capocchin per la realizzazione dell'ospedale pediatrico più sostenibile al mondo (sempre in Sudan) e il Curry Stone Design Prize per «l'insieme della sostenibilità dei suoi recenti progetti».

Verrebbe da dire che il Mibact abbia puntato su un candidato «etico». E pare proprio che anche la sua attività all'Arsenale sarà in questo senso, almeno stando alle dichiarazioni ministeriali: «La proposta dell'architetto affronta con coraggio il tema della riqualificazione delle periferie urbane, luoghi finora trascurati e marginali in cui vive, lavora e sogna la grande maggioranza dei cittadini delle nostre metropoli». La scelta del curatore è piaciuta anche a Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti: «Una scelta operata al di fuori del sistema delle archistar».

Quanto a Sfriso ha preannunciato che al centro del Padiglione saranno progettisti ed enti o associazioni che «hanno una sorta di sentire comune su questi temi. Un gruppo ristretto... interagiranno tra loro in modo di realizzare progetti operativi». Insomma, dal Padiglione non dovrebbero uscire “capricci” architettonici, però si potrebbe rischiare la «monotonia».

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