Cultura e Spettacoli

Se ricordare le foibe è ancora scomodo

Lo spettacolo di Simone Cristicchi diventa un libro che fa rivivere il dramma istriano. Ma c'è chi contesta il diritto di raccontarlo

Se ricordare le foibe è ancora scomodo

A volte le cose hanno una voce. Almeno a saperla ascoltare. Ne sa qualcosa Simone Cristicchi, partito dalle masserizie abbandonate in un capannone dimenticato del porto di Trieste per realizzare uno spettacolo teatrale che raccontasse il dolore, la disperazione e lo sradicamento degli esuli istriani, fiumani e dalmati. È nato così il musical Magazzino 18 che tante polemiche ha provocato nei mesi scorsi. Basti ricordare che dopo la «prima» triestina c'è stato chi si è mobilitato con raccolta di firme per espellere Cristicchi dall'Anpi (con verbosa discussione interna sulla validità della sua tessera).

La sua colpa? Quella di mettere in piena luce i crimini dei partigiani comunisti di Tito e i silenzi e le viltà che hanno avvolto l'esodo di centinaia di migliaia di italiani dai territori sottoposti a pulizia etnica. Cristicchi, notoriamente di sinistra, non si è fatto intimorire: «Faccio il mio dovere di artista... Il mio j'accuse è rivolto a quelli che hanno voluto rimuovere questa storia. La Dc e il Pci, a esempio». E ora va in giro per l'Italia con il suo spettacolo, che verrà anche trasmesso su Rai 1 il 10 di questo mese in seconda serata (non è mancato però un piccolo giallo quando è sembrato che la trasmissione dovesse saltare). Ma le contestazioni continuano, come a Scandicci, dove i centri sociali hanno invaso il palco del Teatro Aurora. Tanto che in forma «riparatoria» Cristicchi è stato invitato dal Comune di Firenze per la giornata del ricordo.

Da oggi arriva in libreria anche il libro, che Cristicchi ha scritto assieme a Jan Bernas, per i tipi di Mondadori Magazzino 18. Storie di italiani esuli d'Istria, Fiume e Dalmazia (pagg. 158, euro 16,50). Come spiega al Giornale, «racconta in modo diffuso cose che ovviamente in un'ora e quaranta di spettacolo abbiamo dovuto comprimere. La struttura narrativa però è la stessa... Abbiamo raccolto moltissime voci, racconti di persone comuni, è un libro collettivo che vuole rinnovare la memoria». E in versione scritta la memoria potrebbe dare ancora più fastidio. Perché in fondo ha ragione Persichetti, il personaggio immaginario dell'archivista ministeriale, che Cristicchi fa vivere sia sul palco sia nel libro e che deve catalogare gli oggetti del magazzino: «Io ero venuto qua pe' contà, ma er totale non torna. Lo sa, togliendo tutto quanto resta? Er dolore tanto de quella gente che ha pagato pe' tutti...

Ognuno se prenda le responsabilità sue».

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