Un semiserio manifesto contro le ferie ferali

Oggi è il 28 di luglio. Un po' tardi per prepararsi alle vacanze. Non importa, possiamo sempre prepararci alle prossime vacanze. Quelle che verranno un anno dopo la solita crociera nel Mediterraneo in cui veniamo intruppati come soldati spediti al fronte; dopo le solite incursioni snob nella Cuba che scopriamo non libre ; dopo la solita scampagnata irlandese in stucchevole salsa-Joyce tra pub e scogliere; dopo la solita gita-in-barca-con-amici (a motore o - peggio - a vela) che ci fa rimpiangere la spiaggia di Rimini; dopo la solita sequela di immersioni subacquee negli «splendidi fondali», dove il rischio dell'embolia è comunque inferiore a quello della noia.

Insomma, dopo le solite cose che ci apprestiamo a fare o che stiamo già facendo, convinti di essere davvero «alternativi», e senza pensare al piccolo particolare che, se lo facciamo tutti e tutte le volte, da alternativi diventiamo ripetitivi. Banalmente anticonformisti. In Le Controvacanze (edizioni Ultra, pagg. 186, euro 14) Laura Zambelli del Rocino, dopo essersi di proposito dimenticata di mettere in valigia i luoghi comuni dei «vacanzieri ostinati», li guida alla scoperta del giusto angolo prospettico da cui celebrare il loro rito. Mostrando che la vera alternativa non è nei posti, ma nella testa di chi li frequenta.

Promuove le scappatelle in montagna, rimanda (a settembre o ottobre) le partite a golf, boccia le abbronzature che incartapecoriscono la pelle già messa a dura prova dai neon degli uffici. Perché se il divertimento è un obbligo, che divertimento è?

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