Una sintesi dell'uomo contemporaneoil commento 2

Sembra incredibile che Kiekegaard e Marx siano nati il medesimo giorno, il 5 maggio; il danese 200 anni or sono, un paio di settimane prima di Richard Wagner, con cui condivise una profonda passione per il Don Giovanni di Mozart. In quello che viene considerato il suo capolavoro, Aut Aut, Kierkegaard sviluppa la fenomenologia dell'uomo contemporaneo, articolata in un primo stadio, quello estetico, raffigurato da Don Giovanni, in un secondo stadio, quello etico, per giungere infine alla dimensione della spiritualità. L'uomo estetico è immerso nel mondo della quantità, del piacere «consumistico», quello decantato da Leporello in «Madamina, il catalogo è questo». È l'uomo dominato dall'istanza irrefrenabile del carpe diem. Il passaggio all'eticità avviene con un salto mortale, così come traumatico è il transito alla spiritualità, raffigurata da Abramo pronto a sacrificare il figlio Isacco per ordine dell'Eterno, calpestando la legge morale del pater familias. Kierkegaard, partito come «stupido hegeliano» (sua definizione!), va a Berlino alle lezioni di Schelling, ma ben presto diventa l'antifilosofo che conosciamo (in questo simile a Schopenhauer e a Nietzsche), affrontando problemi dell'eros e dell'ethos, per cui è stato molto amato dai non addetti ai lavori. Queste sorprendenti ed entusiasmanti peripezie intellettuali sono state ricostruite nella biografia SAK di Joakim Garff, ormai il testo-chiave per entrare nell'universo del filosofo attraverso una scrittura leggera e affascinante come un romanzo, ma fondata sulla padronanza delle fonti.

Per la cultura italiana, che per decenni si era come dimenticata di Kierkegaard, può essere un nuovo inizio dopo i rigorosi studi di padre Cornelio Fabro, che lo ripropose in una prospettiva neotomista, serissima, ma un po' polverosa.

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