È giusto che il 25 aprile sia festa nazionale. Nessuno rimpiange il fascismo, ancora meno i tedeschi che ci occuparono brutalmente. A 70 anni di distanza però non si può coltivare una sterile retorica, venata di politica. Vincitori e vinti, che vissero e morirono in quei giorni tragici, meritano un ricordo sereno, filtrato dalla storia, meritano di essere studiati per quel che furono, non per quello che qualcuno vorrebbe che fossero. Eppure suona male dire che i partigiani (non tutti rossi) furono una minoranza esigua quando si trattava di combattere e un fiume in piena nelle città liberate. Anche riconoscere la dignità dei combattenti di Salò. O ricordare che il contributo militare delle forze italiane fu utile ma tutt'altro che indispensabile agli Alleati. Proviamo in queste pagine a ragionare fuori dal coro.
Quest'anno torna la retoria. La Storia invece fa il ponte / di Matteo Sacchi
Ecco le memorie inedite dei repubblichini di Salò / di Roberto Chiarini
Non erano tutti comunisti. La Resistenza fuori dal mito / di Francesco Perfetti
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