Il verso giusto Se ne andavano a casa Angelou, la dolce forza dell'attivismo


di Nicola Crocetti




Se ne andavano a casa e dicevano alla sposa
che in vita loro mai avevano incontrato
una ragazza come me amorosa.
Però… se ne andavano a casa.
Dicevano che la mia casa era all'acquarosa,
che io non ho mai detto parole sconvenienti,
dicevano che avevo un'aria misteriosa.
Però… se ne andavano a casa.
Tutti gli uomini lodavano le mie virtù,
amavano i miei fianchi, l'arguzia, il mio sorriso,
si fermavano una notte, anche due o più.
Però…


Scrittrice, poetessa, autrice di canzoni, ballerina, attrice, regista, cantante e attivista dei diritti umani: tutto questo è stata Maya Angelou, scomparsa il 28 aprile a Winston-Salem (North Carolina). Il figlio Guy Johnson l'ha definita «una guerriera per l'uguaglianza, per la tolleranza e per la pace», e il presidente Obama, che la volle alla cerimonia del suo insediamento, l'ha ricordata così: «Con una parola gentile e un caldo abbraccio, aveva l'abilità di ricordarci che siamo tutti figli di Dio; che tutti abbiamo qualcosa da dare». E ha rivelato che sua madre chiamò la figlia Maya in onore della Angelou. Nata Marguerite Annie Johnson (nel 1928 a St. Louis), prende il nome Angelou dal primo marito, Anastasios Anghelòpulos. A sette anni viene violentata dal fidanzato della madre. Il trauma e il successivo omicidio dell'uomo (trovato morto dopo che la piccola Maya rivela l'accaduto), la rendono afasica per cinque anni. Riprende a parlare grazie alla parola scritta e alle letture di scrittori e poeti.
A 14 anni fugge di casa alla ricerca del padre. Vive a Los Angeles, in Messico, poi a San Francisco, dove riprende gli studi. Per mantenersi fa la ballerina nei night, la cameriera, la conducente di tram, recita per il cinema e il teatro. Nel 1961 sposa l'attivista sudafricano Vusumzi Make, si trasferisce al Cairo, poi in Ghana, dove conosce Malcolm X, con cui collabora. Nel 1969 pubblica So perché l'uccello in gabbia canta, primo di sette volumi autobiografici. Seguono una decina di raccolte poetiche.

Secondo Harold Bloom, Maya Angelou ha «un tono unico, che fonde intimità e distacco (…) che supera le tremende umiliazioni e gli oltraggi subiti». Nel 2010 Barack Obama le conferisce la Presidential Medal of Freedom, una delle massime onorificenze civili americane.

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