"Vi presento la mia indagine sugli evangelisti detective"

L'autore di Limonov, Emmanuel Carrère, per vent'anni ha studiato le prime biografie di Cristo. E ne ha tratto un libro fra romanzo e saggio. Uscirà a settembre in Francia

"Vi presento la mia indagine sugli evangelisti detective"

Quando la sfida più grande è l'indagine sull'identità e quando chi la raccoglie ha il passo narrativo di Emmanuel Carrère, l'asticella della scelta del personaggio-persona da esplorare e raccontare si alza ogni volta di più. Se con la biografia del dissidente russo Limonov (Adelphi) è diventato una star internazionale, che cosa potrà accadere con la sua nuova opera, visto che stavolta il soggetto è Gesù Cristo? Le Royaume (P.O.L. editore) uscirà l'11 settembre in Francia: 640 pagine in cui l'autore de L'avversario racconta la nascita del cristianesimo, tra Grecia, Gerusalemme, Roma, dall'anno 30 all'anno 80. Le argomentazioni di Carrère - ospite da oggi del premio Von Rezzori a Firenze - come già in Limonov si mescolano ad aneddoti squisitamente privati e partono dal Vangelo di Luca e dalle Lettere di Paolo. E già si dice che con questo libro-inchiesta il Goncourt sia a portata di mano.

Perché proprio il Cristianesimo?
«È un soggetto che mi appassiona da sempre: rappresenta l'inizio della nostra civiltà, anche se i Paesi secolarizzati aumentano. Ho cercato prima di tutto di immaginare chi potevano essere gli uomini che hanno scritto i quattro racconti su cui si basa la figura di Gesù. Come hanno cominciato, e perché, questa loro inchiesta, queste “biografie”?».

Lasciare traccia di qualcuno attraverso la scrittura: è più o meno quel che ha fatto lei con Limonov.
«Esatto. San Luca non ha conosciuto Gesù e non fa mai finta nemmeno per un momento che il suo sia il racconto di un testimone oculare. Ma in compenso all'inizio dice qualcosa che gli altri evangelisti non dicono: dice che ha svolto un'inchiesta. Che ha riunito il massimo di informazioni che gli sia stato possibile raccogliere. E fornisce dettagli precisi e verificati. Ho cercato di fare un'inchiesta su questa inchiesta. Leggiamo libri come i Vangeli e raramente ci chiediamo: come ha potuto scriverlo, dove ha preso le notizie? Il mio libro, a metà tra il romanzo e la storia, è pieno di speculazioni e congetture, ma cerca di immaginare proprio questo».

Lei è credente?
«Non sono credente. Ma il cristianesimo ha avuto e ha un ruolo nella mia vita, e cerco di spiegarlo nel libro. Inoltre mi è familiare, per nascita e formazione, più di Islam o ebraismo».

Oltre seicento pagine. Un lavoro lungo.
«Il più lungo della mia vita. Ho cominciato vent'anni fa a leggere documenti, volumi, saggi. Le Royaume è il libro a cui lavoravo ogni volta che terminavo qualcosa d'altro: ha richiesto un lungo travaglio e lunghe riflessioni, che montavano in modo costante. Poi, sette anni fa, ho cominciato a scriverlo, in alternanza con Limonov, e in questi tre anni l'ho terminato».

A quale domanda ha cercato di rispondere?
«Non ci sono risposte, solo domande. Come si arriva a credere? Come nasce una fede come quella cristiana, così inverosimile e bizzarra? La rispetto, ma ammetterà che è strano: un dio che resuscita. Ora ci siamo abituati, ma come accettò questi prodigi chi non ne era ancora avvolto?».

Curioso che nello stesso periodo abbia lavorato alla sceneggiatura della serie Les Revenants (in onda su Sky Atlantic in autunno).
«È proprio su questo confronto che inizia il primo capitolo del libro: Les Revenants parla di morti che ritornano. Non sono vampiri, zombie, fantasmi. Sono come noi. Insieme a Fabrice Gobert, l'autore del soggetto, volevamo capire come reagiremmo di fronte a un morto che ritorna, quali sarebbero le prime cose che diremmo, le nostre emozioni. Spesso mettevo i due progetti in relazione: il cristianesimo, visto da fuori, sembra un racconto di fantascienza. Anni fa scrissi una biografia di Philip Dick, Io sono vivo, voi siete morti. Quando descrivevo San Paolo pensavo a lui».

In che senso?
«Per la capacità di descrivere come realtà qualcosa che non è realtà: siccome è incredibile, è vero».

Se si trovasse di fronte una persona importante della sua vita che ritorna dalla morte, come reagirebbe?
«Con un misto inestricabile di gioia e paura».

A che cosa sta lavorando?
«A nulla. Da vent'anni a questa parte, è la prima volta».


Emmanuel Carrère

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