da Milano
La Popolare Italiana del dopo Fiorani entra nel 2006 con il piede giusto. Nei primi tre mesi dellanno, listituto di credito lodigiano ha archiviato un utile netto consolidato pari a 51,7 milioni, in aumento del 71,2% rispetto allanno precedente, mostrando una buona reazione alla cura presentata dallamministratore delegato Divo Gronchi e dal presidente Piero Giarda.
Il gruppo lombardo sembra avere imboccato la via della ripresa, presentando numeri sostanzialmente in linea con le previsioni contenute nel nuovo piano industriale 2006-2009 secondo il quale i profitti, alla fine dellanno, dovrebbero attestarsi a quota 200 milioni.
Decisa a percorrere la strada del rapporto privilegiato con le famiglie e le piccole medie imprese, la Popolare Italiana non ha mancato di muoversi anche sul fronte geografico, scambiando con la Popolare di Verona e Novara 18 filiali.
In base a quanto annunciato accanto ai dati trimestrali, il marchio Banca Popolare del Trentino e 18 sportelli localizzati in provincia di Trento (valutati tra 23,4 e 25,8 milioni) passeranno dalla Bpi al gruppo veronese mentre 18 sportelli del gruppo Bpvn localizzati in Toscana, Umbria, Marche e Lazio (valutati tra i 26,5 e i 28,9 milioni) finiranno in portafoglio alla banca di Lodi. Lo scambio di filiali rientra nella logica del piano di ristrutturazione e riorganizzazione di Bpi, particolarmente attento allo sviluppo sul territorio: loperazione, infatti, permette allistituto lodigiano di cedere sportelli in una regione scarsamente presidiata e, allo stesso tempo, di rafforzare la presenza nellItalia centrale, in particolare in Toscana dove è il terzo gruppo dietro a Mps e Carifirenze. Tornando ai numeri trimestrali, e in particolare alle sofferenze, allo scorso 31 marzo, lesposizione netta è salita a 878,3 milioni dai 300,9 milioni del 31 marzo 2005: lincremento è relativo alla posizione del gruppo Magiste, posta a sofferenza per 692,6 milioni nel mese di gennaio 2006.
Proprio riguardo Magiste, nella serata di venerdì, Bpi ha ricevuto la bozza per una ipotesi di concordato preventivo delle società del gruppo romano. Una bozza - è stato osservato - «generica», anche se la banca si è comunque detta disponibile a valutare un piano «concreto».
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