D’Alema «Mi sono pentito di aver fatto il premier»

Massimo D’Alema? Non si pente di nulla: in un’intervista al settimanale «Oggi», l’ex premier giustifica e rivendica molte scelte contestate, dalla famosa «passeggiata» con un deputato di Hezbollah a Beirut nel 2006 al bombardamento del Kosovo; perfino la telefonata allo scalatore della Bnl Giovanni Consorte («Facci sognare...»). «Era una presa in giro, ma non sono pentito. Che le cooperative diventassero proprietarie di una grande banca italiana mi sembrava un fatto positivo: avrebbe cambiato il panorama economico italiano, dove il potere è in mano sempre agli stessi. E comunque: meglio le cooperative dei francesi, che alla fine si sono presi la Bnl». Se c’è una cosa che Baffino cambierebbe della sua carriera, però, è proprio l’ascesa alla presidenza del Consiglio, nel 1998. «Mi pento di aver lasciato la testa del partito per fare il premier.

Il problema del paese era costruire una grande forza politica riformista e quello sarebbe dovuto essere il mio posto, la mia responsabilità. Forse le cose, per l’Italia, sarebbero andate diversamente», annota D’Alema con la consueta immodestia.

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