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Dai granchi alle talpe dorate i tesori nascosti della natura

Katherine Rundell ha scritto il "Catalogo degli animali inestimabili": "Voglio che tutti provino meraviglia"

Dai granchi alle talpe dorate i tesori nascosti della natura

La giraffa, per dire. Quando i romani del 46 avanti Cristo ne videro una sfilare per le strade di Roma (sicuramente in condizioni migliori di quelle odierne), portata da Giulio Cesare al ritorno da un tête-à-tête con Cleopatra, pensarono si trattasse di una creatura doppia: metà cammello e metà leopardo. La chiamarono Camelopardalis. Ma, al di là delle apparenze, già abbastanza singolari, nella giraffa c'è molto di più: ha una lingua di colore blu-violaceo lunga cinquanta centimetri, può arrivare a 5,9 metri di altezza, con le ascelle fa da dormitorio agli uccelli, beve ogni tre-quattro giorni perché con quel collo piegarsi è un vero casino, e può correre a 60 km/h, ma spesso si attorciglia. «La giraffa, con la sua sola esistenza, è più fantastica e potente di ogni nostra possibile invenzione» scrive Katherine Rundell nel suo Catalogo degli animali inestimabili (Utet, pagg. 226, euro 25, con illustrazioni di Talya Baldwin; in libreria dal 20 giugno) e, al netto della nostra abitudine ai documentari di National Geographic Channel, non si può darle torto. Siccome Katherine Rundell (nota in Italia soprattutto per i suoi molto premiati libri per ragazzi) insegna Letteratura inglese all'All Souls College di Oxford, il suo Catalogo non è un saggio esclusivamente scientifico, bensì si muove fra biologia, narrativa, storia, arte, aneddotica, poesia... E questo è uno dei suoi pregi, che l'autrice, parlando al telefono da casa sua a Oxford, con understatement britannico rigira così: «All'All Souls ho molti colleghi scienziati e, quindi, sono stata avvantaggiata: ho potuto chiedere molte informazioni e ricevere consigli». Lei comunque spiega di essere sempre stata «attratta dall'elemento fantasioso, dall'idea di altre vite, di mondi da esplorare»: «Ho iniziato a scrivere pezzi sugli animali sette anni fa, per la London Review of Books: una gioia immensa, non volevo smettere. Ogni volta che parlavo con degli scienziati per le mie ricerche scoprivo un mondo di sorprese, per intelligenze e capacità. Un mondo, spesso, sottostimato». Ed ecco spiegato il Catalogo, che raccoglie ventidue meraviglie (l'ultima siamo noi, gli esseri umani), animali apparentemente comuni, eppure incredibili se osservati da vicino, «creature interessanti e bellissime e tutte in qualche modo a rischio, o minacciate». Per sapere da chi, beh, il riferimento è all'ultimo capitolo...

Fra di esse, tanto per dirne una, la foca. Che non solo piange, come già notava il capitano Achab in Moby Dick, ma riesce anche a parlare e perfino a cantare: «È straordinario, e anche divertente» dice Rundell, mentre fa ascoltare un audio. Gli scienziati dell'Università di St Andrews, in Scozia (dove hanno studiato il principe William e la sua Kate) hanno insegnato alle loro foche la ninna nanna Twinkle, Twinkle, Little Star. Uno degli animali più belli, per Rundell, è il tenerissimo pangolino, che si appallottola su sé stesso (una strategia difensiva assai perdente con gli umani), mentre dall'altra parte dello spettro del fascino si colloca lo squalo della Groenlandia, una creatura ancestrale e brutale quanto gli abissi in cui vive: «Non è affatto bello, ma è davvero notevole. Può arrivare anche a 500 anni, ed è incredibile pensare che, nel nostro mondo, ci sia qualcuno che viva così a lungo, qualcuno che costantemente, sotto la superficie del mare, continua a esserci, mentre noi andiamo avanti di generazione in generazione... È quasi eterno». C'è il vombato, che produce escrementi cubici (lasciando tracce inequivocabili per i nemici umani) ed era adorato da Dante Gabriel Rossetti, che ne possedeva due nella sua casa di Chelsea, e di loro scriveva che sono «una Gioia, un Trionfo, una Delizia, una Follia!». C'è il granchio eremita, che forse è il responsabile della scomparsa dei resti di Amelia Earhart sull'isola sperduta di Nikumaroro, nel Pacifico: dell'aviatrice sono rimaste soltanto tredici ossa... La particolarità del granchio eremita è quella di cambiare continuamente casa, cioè conchiglia, man mano che cresce, e questo vale per tutte le specie, tranne il granchio del cocco, il più grande e potente di tutti, che a un certo punto non trova più gusci in prestito perché è troppo grosso. Indovinate dove c'è una colonia popolosa di granchi del cocco? Esatto, sull'isola di Nikumaroro. A volte i granchi eremiti la casa la ristrutturano e, se c'è difficoltà a trovare la misura giusta, si aiutano a vicenda, aggrappandosi per le chele come in una catena: «Anche per i biologi questa cooperazione animale è qualcosa di strepitoso: un esempio eccezionale di intelligenza e istinto al lavoro».

L'autrice ha una passione particolare per i ricci («sono bellissimi e frequentano casa mia») e per la talpa dorata: «È incredibile come pochi animali perché, sotto specifici tipi di luce, cambia colore: è come un arcobaleno, passa dal giallo all'arancio, dal blu scuro al verde... La molteplicità di colori è comune per gli uccelli e le farfalle, ma non per i mammiferi: la talpa dorata è unica, in questo». E non lo sa, perché è cieca: «Per tutta la vita è inconsapevole di essere uno degli animali più belli al mondo». I prossimi animali da scoprire? «Aquile e libellule».

L'obiettivo di Rundell è sempre «la meraviglia», per sé e per i lettori: «Basta imparare qualcosa sugli animali per rimanerne strabiliati e volerne sapere sempre di più» dice (del resto, secondo Aristotele è dalla meraviglia, che nasce la filosofia).

«C'è così tanto nel mondo naturale, voglio continuare a farmene stupire e a far stupire anche gli altri: raccogliere conoscenze scientifiche, culturali e storiche sugli animali li rende vivi e stimola l'immaginazione delle persone. Ci mostra l'inaspettato del mondo, la bellezza e la vulnerabilità di esso. E la necessità di continuare a prendercene cura».

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