Dal figlio minore di Totò Riina rimandato a casa, a Corleone, allassassino di una ragazzina di 17 anni, Barbara Belerofonte. Non è un unicum, purtroppo, il caso dello stupratore marocchino di una adolescente di 14 anni scarcerato a Padova per un errore burocratico, la mancata notifica a uno dei suoi avvocati dellavviso di chiusura delle indagini preliminari. Già, perché le lungaggini del sistema giustizia malato, purtroppo, mietono continuamente vittime e in tutti i campi, da quello della criminalità organizzata alla violenza.
Il figlio del capo dei capi di Cosa nostra, Giuseppe Salvatore, è tornato a casa in Mercedes alla fine dello scorso febbraio, nonostante una condanna non definitiva a 8 anni e dieci mesi per associazione mafiosa. La Cassazione ha dato ragione al suo avvocato, stabilendo che è passato troppo tempo tra la sentenza di primo grado e quella dappello.
Di qualche giorno fa la notizia della scarcerazione di Luigi Campise, 22 anni, omicida reo confesso della ex fidanzata Barbara, anche lui fuori per decorrenza dei termini. «Lui - ha commentato amara la mamma della giovane uccisa - respira, noi andiamo a trovare nostra figlio al cimitero. La giustizia tutela gli assassini».
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