"Dai Pm gravi violazioni per sovvertire il voto"

Pubblichiamo il testo integrale del videomessaggio diffuso ieri sera alle 19.30 dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sul sito dei Promotori della libertà

Pubblichiamo il testo integrale del videomessaggio diffuso ieri sera alle 19.30 dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sul sito dei Promotori della libertà, l’ala movimentista ufficiale del Popolo della libertà guidata dal ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla. Il messaggio affidato ai Promotori, un nuovo contrattacco ai magistrati che indagano sul caso Ruby, segue di solo tre giorni quello diffuso domenica scorsa, sempre sul tema dell’inchiesta sulle feste di Arcore.

Care amiche, cari amici, oggi (ieri ndr) il Senato e la Camera hanno riconfermato la loro fiducia al governo e lo hanno fatto su un tema delica­to­e di grande rilievo per i citta­dini: la relazione al Parlamen­to del ministro Alfano sullo stato della giustizia in Italia. Le opposizioni hanno nuova­mente messo insieme tutti i loro voti nel tentativo di fare cadere il governo ma come è avvenuto il 14 dicembre scor­so, hanno perso.
Se oggi fossimo stati sconfit­ti, la sinistra e il cosiddetto ter­zo polo sarebbero andati su tutte le reti televisive per so­stenere l'inesistenza di una maggioranza e quindi per chiedere le inevitabili dimis­sioni del governo. Invece abbiamo vinto noi, con un margine di venti voti.
Ecco perché considero il vo­to di oggi come quello del 14 dicembre: un voto di rinnova­ta fiducia a me e al governo che presiedo. Ma anche un vo­to di fiducia in materia di giu­stizia che arriva proprio men­tre il presidente del Consiglio è ingiustamente attaccato per l'ennesima volta in sede giudiziaria.
Ho avuto finalmente modo di leggere le 389 pagine del­l'ultima vera e propria perse­cuzione giudiziaria, la ventot­tesima in 17 anni, che la Pro­cu­ra di Milano mi ha notifica­to con grande e voluto clamo­re nei giorni scorsi.
Le violazioni di legge che so­no state commesse in queste indagini sono talmente tante e talmente incredibili che non posso non raccontarvele perché possiate denunciarle e farvi portatori di un messag­gio ai vostri amici di come si sta cercando di sovvertire il voto popolare.
Pensate che la mia casa di Arcore è stata sottoposta a un continuo monitoraggio che dura dal gennaio del 2010 per controllare tutte le persone che entravano e uscivano e per quanto tempo vi rimane­vano.
Hanno utilizzato tecniche sofisticate come se dovessero fare una retata contro la ma­fia o contro la camorra.
Nella mia casa da sempre svolgo funzioni di governo e di parlamentare, avendolo addirittura comunicato alla Camera dei deputati sin dal 2004, e la violazione che è sta­ta compiut­a è particolarmen­te grave perché va contro i più elementari principi costitu­zionali.
Ma questo comportamen­t­o è gravissimo anche per il co­mune cittadino perché gli to­glie qualsiasi possibilità di pri­vacy.
Sappiate che la Procura di Milano mi ha iscritto come indagato soltanto il 21 dicem­­bre scorso, guarda caso appe­na sette giorni dopo il voto di fiducia del Parlamento, e quindi tutte le indagini prece­denti erano formalmente ri­v­olte verso altri ma sostanzial­mente tenevano sotto control­lo proprio la mia abitazione e la mia persona.
Tutto questo potrebbe capi­tare a chiunque di voi.
Inoltre i fatti che mi vengo­no contestati secondo la stes­sa Procura sarebbero stati commessi nella mia qualità di presidente del Consiglio dei ministri.
Come prescrivono la legge e la Costituzione, entro 15 giorni dall'inizio delle indagi­ni la Procura avrebbe dovuto trasmettere tutti gli atti al Tri­bunale dei ministri, l'unico competente per tutte queste vicende.
È gravissimo, ancora, che la Procura voglia continuare a indagare pur non essendo le­gittimata a farlo. Tra l'altro la Procura di Milano non era neppure competente per ter­ritorio. Infatti il reato di con­cussione mi viene contestato come se fosse stato commes­so a Milano. Questo è palese­mente infondato poiché il funzionario della questura che ha ricevuto la mia telefo­nata in quel momento era, co­me risulta dalle stesse indagi­ni, a Sesto San Giovanni. Quindi la competenza territo­riale era ed è del Tribunale di Monza. Come vedete una se­rie di violazioni impressio­nanti. Io vorrei andare imme­diatamente dai giudici per contrastare queste accuse e per ottenere una rapida archi­viazione, ma non posso pre­sentarmi a dei pubblici mini­steri che non hanno compe­t­enza né funzionale né territo­riale, anche per non avallare la illegittimità che sto denun­ciando.
Ripeto, io vorrei andare su­bito dai giudici proprio per­ché i fatti contestati sono tal­mente assurdi che sarebbe fa­cilissimo smontare il teore­ma accusatorio. Pensate, mi si accusa di aver costretto o in­d­otto il dirigente della questu­ra a intervenire sul fermo di questa ragazza, di Ruby.
Vi leggo le risposte del fun­zionario al pubblico ministe­r­o dove descrive la mia telefo­nata: «l'addetto alla sicurezza mi disse: dottore le passo il presidente del Consiglio per­ché c'è un problema. Subito dopo il presidente del Consi­glio mi ha detto che vi era in questura una ragazza di origi­ne nord africana che gli era stata segnalata come nipote di Mubarak e che un consiglie­re regionale, la signora Minet­ti, si sarebbe fatta carico di questa ragazza. La telefonata finì così». Ma vi pare che que­sta possa essere considerata una telefonata di minaccia? Tutto ciò è assolutamente ri­dicolo.
Ma altrettanto assurdo è quanto si sostiene per la vi­cenda di Ruby dove mi si con­testano rapporti sessuali con una ragazza minore di 18 an­ni. Questa ragazza ha dichia­rato agli avvocati e mille volte a tutti i giornali italiani e stra­nieri che mai e poi mai ha avu­to rapporti sessuali con me e che si era presentata, creduta da tutti come risulta da nume­rosissime testimonianze, co­me una egiziana ventiquat­trenne, inoltre sia lei sia il suo avvocato hanno radicalmen­te smentito di aver richiesto o ricevuto offerte di denaro. E vi leggo quello che ha detto la stessa Ruby in una dichiara­zione firmata e autenticata dai suoi avvocati: «Non ho mai avuto alcun tipo di rap­porto sessuale con l'onorevo­le Silvio Berlusconi. Nessu­no, né l'onorevole Berlusconi né altre persone, mi ha mai prospettato la possibilità di ot­tenere denari o altre utilità in cambio di una disponibilità ad avere rapporti di carattere sessuale con l'on.Silvio Berlu­sconi. Posso aggiungere che, invece, ho ricevuto da lui, co­me forma di aiuto, vista la mia particolare situazione di diffi­coltà, una somma di denaro. Quando ho conosciuto l'on. Berlusconi, gli ho illustrato la mia condizione personale e famigliare nei seguenti termi­ni: gli ho detto di avere 24 an­ni, di essere di nazionalità egi­ziana (non marocchina), di essere originaria di una fami­glia di alto livello sociale, in particolare di essere figlia di una nota cantante egiziana. Gli ho detto anche di trovar­mi in difficoltà per essere sta­ta ripudiata dalla mia fami­glia di origine dopo che mi ero convertita al cattolicesi­mo ».
Ecco perché vorrei fare il processo subito, con queste prove inconfutabili, ma con giudici super partes e non con Pm che vogliono utilizza­re questa vicenda come stru­mento di lotta politica.
Gli stessi Pm. che hanno or­dinato con uno spiegamento di forze di almeno 150 uomini una imponente operazione di perquisizione contro ragaz­ze colpevoli soltanto di essere state mie ospiti in alcune ce­ne.
Queste perquisizioni nei confronti di persone che non erano neppure indagate ma soltanto testimoni sono state compiute con il più totale di­sprezzo della dignità della lo­ro persona e della loro intimi­tà. Sono state maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spo­gliarsi, perquisite corporal­mente, fotografati tutti i vesti­ti, sequestrati tutti i soldi, le carte di credito, i gioielli, i tele­foni e i computer. Sono state portate in questura, alcune senza neppure poter chiama­re un avvocato e tenute lì dal­le otto di mattina fino alle otto di sera senza mangiare e sen­za poter avere alcun contatto con l'esterno. Trattate, dun­que, come criminali in una pe­ricolosa operazione antima­fia.
Una procedura irrituale e violenta indegna di uno Stato di diritto che non può rimane­r­e senza una adeguata reazio­ne.
Non c'è stata nessuna con­cussione, non c'èstata nessu­na induzione alla prostituzio­ne, meno che meno di mino­renni. Non c'è stato nulla di cui mi debba vergognare. C'è solo un attacco gravissimo di alcuni pubblici ministeri che hanno calpestato le leggi a fi­ni politici con grande risonan­za mediatica.
Io sono sereno, state sereni anche voi perché la verità vin­ce sempre.

Il governo conti­nuerà a lavorare e il Parlamen­to farà le riforme necessarie per garantire che qualche ma­gistrato non possa più cerca­re di far fuori illegittimamen­te chi è stato eletto dai cittadi­ni.

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