Fare il sopracciò è tipico di Massimo D’Alema.Talvolta è molto rude. A Ballarò , col direttore Sallusti che osò tenergli testa, esplose nella celebre invettiva: «Vada a farsi fottere, bugiardo mascalzone ». I modi da lanzichenecco nell’ex capo della diplomazia stupirono e si cercarono spiegazioni. Ne bastava una: è maleducato di natura. Prevalse però l’idea della frustrazione poiché all’epoca (maggio 2010) l’ex premier ed ex ministro degli Esteri era un ex in tutto e politicamente nulla. Oggi Max ha lo strapuntino di presidente del Copasir, sigla da consorzio agrario che indica però il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Portato per indole a montarsi la testa, il nuovo impiego ha rinfocolato in Max il connaturato complesso di superiorità. Si è autoproclamato Lord Protettore del Paese contro il Berlusca e fa la mosca zèzè sulla pelle del tiranno. Dopo il caso Ruby ha preteso che il Cav comparisse al Copasir per giustificare i festini. Che c’entra la sicurezza nazionale, direte voi? Non c’entra, è solo ipocrisia. Max ha dato a intendere che si preoccupava per l’incolumità del Berlusca - lui che lo annichilirebbe all’istante se gli garantissero l’impunità messa a rischio dalla sua dissennata condotta. In realtà voleva solo emulare i magistrati dando in pasto al pubblico la vita privata del Mostro. Il Cav, che non è scemo, manco gli ha risposto. Allora, D’Alema si è impancato sui fatti di Libia e ha accusato il Berlusca di avere fatto lo stuoino di Gheddafi. Al tempo, Max. Questo potremmo dirlo io o i lettori. Ma tu- scusi, presidente, la confidenza - che da ministro degli Esteri te ne andavi a braccetto per Beirut col capo di Hezbollah, devi stare zitto e mosca. Tanto più che il Cav,lisciando illibico,favoriva l’interesse nazionale mentre tu col libanese facevi solo il fighetto con gli antisionisti. E poi credi davvero di essere in condizioni di salire in cattedra? Da anni ti infili in situazioni imbarazzanti e poi fingi di cadere dal pero e non sapere nulla. Ora ti rinfresco la memoria. In queste ore, sei coinvolto nello scandalo sanità in Puglia. Il tuo stretto amico, ex assessore regionale alla Sanità, ora senatore pd, Alberto Tedesco, rischia il carcere e tu le stai provando tutte per sottrarlo, via immunità parlamentare. È in gioco la tua leadership pugliese. Inoltre,l’imprenditore sanitario, Gianpaolo Tarantini, che sembrava solo un commensale bunga bunga del Cav, appare sempre più uno dei tuoi. Tu smentisci, ma lui è un fiume in piena. Dice che andavate insieme per mare, che avete amicizie comuni e che ha fatto per te cenone elettorale in cui ti sei strafogato. Insomma, pare che tu, sulla malfamata sanità pugliese, la sappia lunga. Garze e bisturi sono una tua antica passione. Ricordi quando nel 1985 prendesti soldi di straforo da Francesco Cavallari, il Tarantini dell’epoca? Durante una cenetta intima ti infilò in tasca venti milioni. Si seppe solo dieci anni dopo per ammissione di Cavallari davanti al pm Alberto Maritati. Lo confermasti poi anche tu e Maritati - che ormai non ti poteva perseguire per sopravvenuta amnistia - elogiò le tue «leali dichiarazioni ». Carino da parte sua che, carineria per carineria, un paio di anni dopo divenne senatore del Pds. Ne hai un’altra sul groppone che sembra analoga: la paradossale Missione Arcobaleno del 1999. Eri a Palazzo Chigie dichiarasti guerra alla Serbia, la sola alla quale l’Italia abbia partecipato dopo il 1945: anche questo hai sulla coscienza. I bombardamenti in Kosovo, provocarono un mare di profughi. Poi, da tipico coccodrillo, hai cercato di risarcirli con un caravanserraglio di aiuti - l’operazione Arcobaleno, appunto- che in breve si rivelò una fonte di ruberie, stando almeno al pm barese, Michele Emiliano. Ti indignasti da par tuo: «Scandalo inventato. Manovre da bassa cucina». Ma il pm arrestava a frotte i tuoi amici e sodali, i compagni della Cgil, ecc. Poi, di colpo, Emiliano lasciò l’inchiesta per candidarsi sindaco di Bari. Nel 2004, fu eletto alla testa di una coalizione di sinistra che faceva capo a te. Devi davvero avere un grande appeal sui magistrati, Max caro. E non solo sui due pm citati. Infatti, sono trascorsi 12 anni e non c’è stata una sola udienza del processo. Ancora uno sforzetto e si prescriverà. Pensa la rabbia del Cav che - ignorando la tua ricetta - in due mesi e mezzo è stato impacchettato e rinviato a giudizio su Ruby. Poi c’è la fantastica storia della scalata Telecom da parte dei «padani», Colaninno il cui rampollo è con te in Parlamento - e soci. Eri premier e ti innamorasti subito di questi «capitani coraggiosi». Per favorire il loro arrembaggio impedisti all’allora (e oggi di nuovo) ad, Bernabè, di tentare contromosse. Ricordi? Facesti mancare il numero legale alla riunione da lui voluta ingiungendo a Tesoro e Bankitalia di non partecipare. Mario Draghi, che allora era al ministero, rimase incredulo e pretese da te un ordine scritto. Lo ebbe. Il noto Guido Rossi (uno della tua parrocchia), per stigmatizzare l’ingerenza,coniò un’immortale definizione del tuo premierato: «Palazzo Chigi è l’unica merchant bank dove non si parla inglese». Ovviamente, si malignò di tornaconti ma, restarono voci, e la cosa finì lì. Telecom non fu mai più quella di prima ed è tuttora sommersa da una montagna di debiti. Suvvia, confessa, Max: hai naso per gli affari, tu. Lustri fa, avevi la casa di un ente e pagavi un’inezia. «Sono a equo canone perché do metà dell’indennità parlamentare al partito», dicevi. Ti restavano comunque sei milioni e uno lo spendevi per l’affitto: un sesto delle entrate, un'inezia rispetto alla media nazionale. E tu, faccia di bronzo, osavi anche lamentarti? Hai pianto miseria pure quando ti sei comprato la seconda barca, l’Icaro II, 18 metri. Prima hai detto che era in comproprietà. Poi che avevi fatto il mutuo. Poi che avevi ereditato. Infine che avevi avuto lo sconto. Il gioco delle tre carte. Vuoi sapere tutto dei tuoi avversari ma, quando le cose riguardano te, cambi metro. Come quando hai urlato al telefono con Consorte, «facci sognare, vai» e poi ti sei fatto dare l’immunità dal Parlamento Ue per evitare l’uso legale della registrazione.
Rimproveri al Cav di «difendersi dai processi anziché nel processo »e poi seiil primo a rifugiarti nell’impunità? Ti fai cascare il baffo se si parla di regolare le intercettazioni e poi ricorri al trucco per azzerare la tua? Max, fallo per pudore: taci.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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