Dall’Aristotele di Manuzio all’«Index» pop

È una gara, una competizione... No, non parliamo di sport, state tranquilli. Si tratta, davvero, di una singolare competizione nell’insolito campo della cultura del libro.
Come ogni anno, a Milano, al Palazzo della Permanente, va in scena la Mostra del Libro Antico, la più importante manifestazione mondiale nel settore dell’antiquariato librario, giunta alla XVII edizione. Dal 9 al 12 marzo una cinquantina di librai - fra i maggiori d’Italia, d’Europa e delle Americhe - faranno a gara per mostrare (agli insaziabili collezionisti, agli studiosi insonni e ai meno irrequieti curiosi) rarità provenienti dal sofisticato universo della trasmissione della conoscenza e dell’arte: incunaboli e cinquecentine museali; perle irregolari del bizzarro Seicento e classiche meraviglie settecentesche; romantici guizzi tipografici e fermenti cartacei del tormentato Novecento; manoscritti poetici mai visti (i versi autografi dell’orale Osip Mandel’stam); folgoranti legature d’artista e incisioni introvabili; fotografie e opere originali su carta.
A ben intendere, quello della Mostra del Libro Antico è un eccentrico caso, che riesce a trasformare un appuntamento «commerciale» in un’occasione di alta cultura. Un’occasione più sciolta e vitale, al di fuori del solito algido rigore di scuole e accademie, di seminari e convegni, di biblioteche e musei. Solo qualche esempio, per farvi capire e per muovere la curiosità, rapsodicamente: la sontuosa Librairie Sourget di Chartres ci dà l’opportunità di ammirare un esemplare dell’editio princeps dell’Opera omnia di Aristotele stampata in greco da Aldo Manuzio, a Venezia, tra il 1495 e il 1498; altro mirabile incunabolo lo offre la libreria Pregliasco di Torino: l’Orbis breviarium di Zacharias Lilius, impresso dal fiorentino Antonio di Bartolomeo Miscomini nel 1493 (il volume è impreziosito da un disegno quattrocentesco in inchiostro bruno e rosso, rappresentante un mappamondo); curiosa la proposta della libreria del modenese Paolo Bongiorno, un titolo che è già tutto un trattato: Libro novo nel qual s’insegna il modo d’ordinar banchetti, apparecchiar tavole, fornir palazzi & ornar camere per ogni gran principe. Et a far d’ogni sorta di vivanda secondo la diversità de i tempi, così di carne come di pesce... (siamo a Venezia, nel 1581, l’autore è Christoforo Messisburgo); e non può mancare certo lo splendore di un atlante: l’Italia barocca di Giovanni Antonio Magini, in 61 carte geografiche che potrete analizzare nello stand torinese della Libreria Biggio; la presenza di una copia della rarissima edizione ginevrina dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert (1777-79, in 45 tomi) è invece merito della storica Libreria Gonnelli di Firenze; un colpo di teatro la gemma sfoderata da Alessandro Meda Riquier: erano ormai quasi cinquant’anni infatti (così si mormora) che non si vedeva un esemplare de La Pentecoste, l’inno sacro di Manzoni tirato da Vincenzo Ferrario - nel 1822 - in sole 50 copie non venali; altra notevole rarità ottocentesca è la Théorie du mouvement de la Lune (Torino, Imprimerie Royale, 1832), opera capitale di Giovanni Plana: la Libreria Antiquaria Piemontese ne presenta un esemplare impeccabile, nella sua cartonatura rigida editoriale; e poi l’invenzione della libreria Pontremoli di Milano: un catalogo consacrato al genio lirico di Baudelaire (un’importante lettera autografa oltre a Les fleurs du mal in prima edizione non censurata). E con una copia di uno dei più introvabili titoli italiani del secolo scorso - Xenia di Montale, un’autoedizione del 1966 - proprio la Libreria Pontremoli ci traghetta nel ’900.


Giorgio Maffei, specializzato in avanguardie e libri d’artista, espone invece un oggetto-simbolo del pop americano, in tiratura limitata (con copertina tridimensionale): Index (book), capolavoro editoriale di Andy Warhol, stampato a Tokyo nel 1967; la Galleria Derbylius di Carla Roncato, infine, farà gola a tanti collezionisti con la raccolta completa dei dattiloscritti di Piero Manzoni (arricchiti da numerosi interventi autografi), accompagnati da alcuni dei suoi lavori più celebri e celebrati. Già, la Mostra del Libro Antico: da Aristotele alla Merda d’artista, in un battito di ciglia.

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