Dall’eutanasia dei Dico provano a nascere i Cus I gay: un passo avanti

Cesare Salvi ripesca un ddl di Biondi sulle coppie civili e prepara una norma che prevede un registro delle unioni e piace agli omosex

da Roma

Per Salvi meglio Biondi della Bindi. E i Dico diventano Cus: Contratti di Unione solidale.
È uno smacco pesante quello inflitto dal Parlamento al governo Prodi con la decisione del presidente della Commissione Giustizia. Cesare Salvi di Sinistra Democratica, infatti, ha preferito come testo base per avviare la discussione sul riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, etero ed omo, il ddl presentato a suo tempo dal senatore di Forza Italia, Alfredo Biondi. Dunque meglio una proposta dell’opposizione di quella firmata dalle ministre Rosy Bindi (Famiglia) e Barbara Pollastrini (Pari Opportunità) e varato dal governo lo scorso febbraio. Smacco ancora più cocente se si tiene conto del fatto che quel ddl costò a Prodi una salita al Colle quando venne a mancare al suo governo il voto del senatore a vita Giulio Andreotti. Il voto riguardava la politica estera ma Andreotti disse chiaro e tondo che non avrebbe sostenuto Prodi a causa dei Dico, che ora vengono cestinati senza rimorso da Salvi. Certamente la sua bocciatura non è una sorpresa. Non appena i Dico arrivarono in Commissione, Salvi li definì subito «un pasticcio giuridico impraticabile», annunciando che li avrebbe cestinati a favore di altre proposte più realistiche. Con questa mossa, insieme ai Dico, Salvi strapazza ancora una volta il tentativo di accordo tra la Quercia e la Margherita che dovrebbe dare alla luce il Partito democratico. Così facendo la Sinistra democratica coglie due obiettivi: accontenta il fronte gay, soddisfatto che almeno si riprenda il dibattito sui diriti dei conviventi, mentre irrita quello cattolico della Margherita e del Family Day.
Anche i Cus comunque non avranno vita facile a Palazzo Madama. È vero che potrebbero raccogliere il sostegno dell’ala liberal del centrodestra ma è pur vero che il fronte cattolico trasversale, che in Senato è molto ben rappresentato, ha già ribadito che il cambio di nome non basta. Anche i Cus insomma saranno bocciati se prefigureranno un matrimonio di serie B.
Chissà se, come per i Dico sorti e tramontati in 150 giorni, si sprecheranno fiumi di parole per una legge destinata a non vedere mai la luce. Da segnalare per i Cus almeno le fondamentali differenze dai Dico. Scompare la registrazione all’anagrafe a favore di una dichiarazione congiunta di fronte al giudice di pace, che la trascriverà in un apposito registro entro 15 giorni. Che diritti sono riconosciuti a chi stipulerà un Cus? La possibilità della comunione dei beni; il via libera all’assistenza del proprio partner in carcere o in ospedale; le decisioni, in caso di incapacità del partner, sullo stato di salute e l’eventuale donazione degli organi; il diritto a restare nella casa in affitto. In caso di morte del partner il convivente ha diritto, ma solo dopo nove anni dalla registrazione dell’unione, a un quarto dell’eredità nel caso in cui la persona deceduta abbia parenti di primo grado. Oppure a tutta l’eredità se chi muore non ha parenti fino al sesto grado. Per la reversibilità della pensione si rimanda alla revisione della normativa in atto specificando però che occorrerà tenere conto dei «prevalenti diritti dei figli minori o non autosufficienti del defunto».
La Pollastrini, autrice dei Dico, si consola osservando che anche i Cus riprendono «i punti qualificanti» del suo ddl e che crede nella possibilità di «giungere a una mediazione condivisa in materia di diritti e doveri delle persone conviventi».
La ripresa del dibattito in commissione è comunque vista con favore da tutto il fronte della sinistra che chiede un riconoscimento anche per le coppie omosessuali. È bene che si sia riavviato il dibattito, dicono verdi e socialisti. Cautamente ottimista anche il transgender Vladimir Luxuria di Rifondazione, che lo considera un passo avanti rispetto al vuoto legislativo attuale ma molto lontano dalla parificazione al matrimonio richiesto dal Gay pride.


Mettono subito le mani avanti invece i cattolici, della maggioranza, dell’opposizione e anche quelli fuori dai partiti come Savino Pezzotta, portavoce del Family Day: «Anche i Cus non mi convincono: mi sembrano un simil matrimonio».

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