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Day after a Cortina: "Evasori? No, il Fisco  fa fuggire i turisti...

Negozianti e albergatori: "È tutto in regola ma vogliono farci passare per furbi". Il sindaco scrive a Befera: "Aspetto i dati veri, non quelli buoni per i telegiornali". Equitalia: "Nessuno show, normali controlli"

Day after a Cortina:  "Evasori? No, il Fisco  fa fuggire i turisti...

dal nostro inviato a Cortina d'Ampezzo

La cena delle beffe. Gulash con canederli. Carlo Barozzi del ristorante Pontejel è il più arrabbiato a Cortina e dintorni: «Gli ispettori sono arrivati al mattino, hanno controllato tutto il controllabile. Poi mi hanno fatto i complimenti. Sa, qui faccio nei giorni di punta anche 5mila coperti. Capisce? Tutti e sette i dipendenti con le carte al posto giusto, gli incassi precisi. Hanno pagato il conto e se ne sono andati riempiendomi ancora di elogi». Peccato che l’altra sera il comunicato delle Entrate abbia spezzato le gambe a chi lavora ai piedi delle Tofane. Barozzi è inarrestabile: «Ho trovato i clienti, i miei clienti, con il giornale spalancato e gli occhi di fuori». Tutti a leggere l’evasione fiscale made in Cortina. «Ma per chi ci hanno scambiato? Lavoro per passione, ma posso vendere la casa che ospita hotel e ristorante a un russo per un mucchio di euro. Vogliamo dire cinquanta milioni? Si può fare. Naturalmente poi qui parleranno solo cinese e russo, va bene, purché non ci vengano a dire che siamo in declino e il solito blabla. Lunedì - conclude rabbioso - chiamo gli avvocati e vediamo come va a finire».
Il fisco dichiara guerra a Cortina e Cortina si prepara al contrattacco. È un periodo storto questo per la città simbolo delle vacanze. I controlli sono cominciati per Natale: «Passavi davanti alla casa frequentata dal ministro Paola Severino - racconta Nives Milani di Radio Cortina - e la polizia fermava i passanti. In qualche caso, ci hanno segnalato i nostri ascoltatori, hanno aperto perfino le borse della spesa». Un brutto presagio. Ma era solo l’antipasto.
Il bello è arrivato con la discesa degli ottanta ispettori il 30 dicembre. «Si sono seduti su un divanetto - racconta la signora che gestisce una boutique esclusiva sullo struscio di Corso Italia - e hanno cominciato a osservare. Sai che noia. Non siamo più negli anni Ottanta quando entravano le dame della Roma bene e nel dubbio mi dicevano: “Questo e pure quello. No, non, non me li incarti”. Pagavano in contanti e sparivano fino al prossimo shopping».

Oggi non è più così. Oggi i costi salgono e lievitano pure gli affitti - in corso Italia siamo anche a 10mila al mese - e la concorrenza è spietata. La signora - «niente nomi per carità» - parla e intanto entra una coppia, osserva la vetrina, tentenna, saluta: «Ci pensiamo, magari ritorniamo». «Vede, è tutto più difficile e gli ispettori, peraltro gentilissimi, sono stati qui ore ore e ore. Sbadigliavano, poi quando entrava qualcuno si davano un contegno. Ho prestato loro un libro. Alla fine mi han detto che era tutto in regola e tanti saluti».

invece, a quanto pare, tutto in regola non è. «Non è il massimo avere chi annota pure se esci dall’albergo - spiega Gherardo Manaigo, patron dello storico Posta, licenza del 1835 e la camera di Hemingway ancora intatta - ma pazienza». Anche Manaigo, presidente degli agguerriti albergatori della valle, è rimasto scosso soprattutto dal secondo round: il comunicato a forma di schiaffo delle Entrate. «Non ci possono trattare così. E poi giocano con le cifre, fanno terrorismo. Leggo che i commercianti il 30 dicembre avrebbero realizzato fatturati superiori fino al 400%, sa cosa vuol dire? Glielo spiego io: vuol dire che uno, uno su venti o trenta esercizi quel giorno ha guadagnato di più. E dove è il problema? Parliamo di beni di lusso. Se il 30 è entrato in quel locale un emiro, cosa che da queste parti per fortuna capita ancora, il fenomeno su cui ironizzano è già risolto». Un loden, in corso Italia, può valere anche tremila euro. I prezzi non sono certo low cost, ma le entrate avrebbero sommato tutto il sommabile.

«Nessuno vuole ritrovarsi in un blitz delle forze speciali. Quel che gli italiani devono sapere - va avanti Manaigo - è che qua già arrivano le prime disdette e anche email non proprio simpatiche: «Siete dei maiali». E via con i complimenti. «Però - è l’amara constatazione - è da sette mesi che aspetto. L’Anas deve darmi l’ok per mettere il metano e allacciarmi alla rete. Ma il sì non arriva e io ho una caldaia nuova, costata 64mila euro, che devo pagare subito». E il sindaco Andrea Franceschi, uno che riceve i cortinesi anche alle 6.30 del mattino, ha scritto una letteraccia al gran visir delle Entrate Attilio Befera. «Non siamo evasori che ospitano evasori - sibila - aspetto le medie degli incassi, quelle vere, non quelle buone per i tg della sera».

Alla prossima puntata.

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