De Lillo: «Non si può pensare di risanare il deficit della sanità solo coi tagli. Serve invece combattere gli sprechi Storace apriva, Marrazzo chiude Manifestazione di Forza Italia davanti al San Giacomo contro la «fine» dell’ospedale del centro

Manifestazione di Forza Italia ieri mattina contro la chiusura dell’ospedale San Giacomo. Alla protesta, che si è svolta davanti all’ingresso del nosocomio in via del Corso, hanno preso parte il coordinatore regionale e commissario romano Francesco Giro, il vicepresidente della commissione Sanità della Regione Lazio Stefano De Lillo, il parlamentare Domenico Di Virgilio già sottosegretario alla Salute del governo Berlusconi e i consiglieri azzurri del I Municipio Fabrizio Sequi, Gloria Porcella, Francesco Di Michele. Tutti d’accordo: le istituzioni devono dare, non togliere. Ma il piano-tagli di Marrazzo sulla sanità pubblica prevede, invece, la chiusura del Forlanini, del Nuovo Regina Margherita e, appunto, del San Giacomo.
«Non è questa la strada da percorrere per risanare il deficit della sanità nel Lazio, - afferma De Lillo -. Non si può pensare di risparmiare sui conti della Regione attraverso la cancellazione di posti letto di vitale importanza, la chiusura degli ospedali, il taglio di prestazioni diagnostiche e terapeutiche. Bisogna attuare risparmi di gestione, lottare contro gli sprechi. Non chiudere strutture sanitarie fondamentali come il San Giacomo». La cancellazione in totale di 3.500 posti letto prevista dall’assessore alla Sanità Augusto Battaglia allungherà le liste di attesa per i ricoveri e sarà un duro colpo per la sanità di prossimità, stigmatizza Stefano De Lillo: «Storace apriva nuovi ospedali come il Sant’Andrea ed il Policlinico Tor Vergata, creava servizi e centri di eccellenza di livello nazionale al Nuovo Regina Elena. Marrazzo invece chiude i nosocomi. Siamo convinti che nel palazzo storico del San Giacomo sorgerà un albergo di lusso, siamo pronti a scommettere che già si conoscono i nomi degli acquirenti».
Soprattutto i malati più anziani, con la chiusura e la vendita del grande ospedale al Corso, saranno costretti a cercare assistenza sempre più lontano dal centro. Ma la vendita, qualcuno dice la «svendita», del San Giacomo avrà ripercussioni su tutti. Il centro di Roma è il primo polo mondiale di attrazione turistica e residenza di centinaia di migliaia di romani. Sede anche di una miriade di manifestazioni ed eventi culturali, negozi, ristoranti. Forza Italia stima in 800mila i fruitori potenziali del nosocomio. Problemi rilevanti si profilano in particolare per i turisti. Specie per i più anziani. Dove potranno andare, senza conoscere la città, visto l’affollamento alle stelle che già oggi si registra in strutture di pronto intervento ed ambulatori? «Privare il centro di ospedali come il San Giacomo è un’iniziativa che si commenta da sé - denuncia il parlamentare Domenico Di Virgilio -. Il centrosinistra, come sempre, prende questo genere di decisioni sulla pelle dei cittadini. Nella Finanziaria, in discussione alla Camera in queste ore, l’Unione ha imposto un indegno ticket sulle visite (codice bianco) al pronto soccorso. Molti fra i meno abbienti rinunceranno, ma nessuno può giudicare da solo se un dolore è banale o meno». Tutti d’accordo i residenti nel condannare la vendita del San Giacomo: «A Monti ed Esquilino, molti in futuro saranno costretti a ricorrere a costose prestazioni private», rimarca il capogruppo al I Municipio, Sequi.


Anche al di fuori dell’opposizione cresce, intanto, la protesta contro Marrazzo e Battaglia in tema di salute pubblica. Ieri i sindacati Cgil, Cisl e Uil di Roma e del Lazio, riuniti a convegno al teatro Brancaccio, hanno annunciato una manifestazione di protesta contro il piano sanitario della Regione per il 20 gennaio.

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