Roma - Sono una decina le piattaforme off shore per l'estrazione del petrolio, ma anche di gas e metalli, in funzione nei mari italiani: siti che, dopo l'11 settembre, sono considerati strategici e, dunque, soggetti a procedure di sicurezza sia per quanto riguarda la loro localizzazione sia per ciò che concerne le persone che vi lavorano. Le principali piattaforme estrattive, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, si trovano nel canale di Sicilia e in Adriatico, mentre una è nel mar Ionio, davanti a Crotone. In Sicilia gli impianti sono stati costruiti nel tratto di mare compreso tra Pozzallo, all'estremità sud-est dell'isola, e Gela. Tre sono invece le piattaforme in mare davanti ad Ortona, in Abruzzo, mentre una si trova più a sud, all'altezza di Brindisi. Gli impianti sono presenti anche nell'Adriatico settentrionale, ma in questo caso si tratta di piattaforme per l'estrazione di gas e metalli presenti nel fondo marino: non più di quattro si trovano di fronte a Ravenna. A queste piattaforme fisse, vanno aggiunte quelle mobili, per la ricerca di nuovi giacimenti. Si tratta quasi sempre di grosse navi che perforano il fondale marino alla ricerca di petrolio, gas o metalli. L'Italia, sempre secondo le fonti, ha concesso l'autorizzazione ad iniziare i sondaggi ad almeno 16 piattaforme mobili, la maggior parte appartenenti a compagnie straniere come Northern Petroleum, Petroceltic e Puma.
Le attività coinvolgerebbero 7 regioni: Puglia, Emilia Romagna, Marche, Sicilia, Sardegna, Abruzzo e Molise. A questi interventi, infine, vanno aggiunte un'altra decina di procedure di Via (la valutazione d'impatto ambientale) in corso e in attesa di autorizzazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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