Gianandrea Zagato
Colmare il divario infrastrutturale che ci separa dal resto dellEuropa. Ecco lobiettivo incarnato da Pedemontana e Tem, tangenziali est esterna di Milano: opere strategiche per la Lombardia. Risorse essenziali nella fase storica del produrre per competere. Ma a patto che le delibere del Cipe «siano concrete, efficaci e senza ambiguità» chiosa Giuliano Asperti, amministratore delegato di Pedemontana e Tem. Come chiesto dagli imprenditori e come voluto dai cittadini, spettatori di unoccasione unica per avvicinare il Paese alla dotazione infrastrutturale delle economie avanzate.
Allora, Asperti, siamo allora della verità?
«Le delibere del Cipe rappresenteranno una evoluzione importante, storica per Pedemontana, solo a condizione che siano concrete, efficaci e senza ambiguità».
Aggettivi e sostantivi che tradotti...
«Per Pedemontana la delibera deve consentire di procedere alla progettazione definitiva, ricorrendo alle risorse pubbliche sin qui stanziate, oltre a quelle che la società da me guidata ha già investito ovvero 21 milioni di euro. Per Tem la delibera del Cipe può ritenersi utile solo a condizione che consenta ed obblighi Anas a procedere alla gara di aggiudicazione».
E se così avverrà?
«Potremo dire di aver fatto tutto quanto si poteva fare: e molto grazie alla legge Obiettivo».
Ma quando i lombardi potranno cominciare a vedere i cantieri?
«Se il Cipe approverà nei termini indicati, non è fantasia immaginare che i lavori di Tem possano cominciare tra 24 mesi e finire dopo altri 36 mesi. E quelli di Pedemontana più lunghi di 12 mesi».
Non la preoccupa però la posizione della Provincia di Milano che, a proposito di Tem, parla di «progetto fatto con i piedi»?
«Confido che pure la posizione della Provincia entri in conformità con tempi e fasi della procedura. Anche se è difficile fare impresa quando la stessa Provincia cambia parere nel giro di un anno. Ripartire con nuovi tracciati e non rispettare i tempi di legge, significherebbe, comunque, ritrovarsi tra quattro anni al punto di oggi».
Ma da Palazzo Isimbardi sostengono che la loro nuova visione, quella che ritiene «non strategiche» le infrastrutture, è determinata pure dai sindaci.
«Comprendo la posizione dei sindaci che, nel caso di Tem, vorrebbero limitarsi alla sistemazione della viabilità locale, presumo con risorse proprie. È una soluzione trasportisticamente inadeguata alle esigenze sia locali che regionali, e giustificabile solo in una logica municipale. Non a caso lopera è definita di preminente interesse nazionale da una legge della Repubblica. Altra cosa sono invece le richieste dei Comuni tese a contenere gli effetti dellintervento. E questo è stato fatto. Non a caso il progetto di Tem prevede 350 milioni di euro di opere connesse al territorio. Che per i Comuni è unoccasione utile».
Ambiguità delle istituzioni, investimenti paurosi, burocrazia e via dicendo. Ma possiamo sperare nel via a queste opere indispensabili come il pane?
«Burocrazia ed incertezze sono norma nel nostro Paese: e quindi sempre dietro langolo minacciosi. Tocca alle istituzioni risolverle e mettere le due società nelle condizioni di poter operare: se queste condizioni legislative ed economiche non saranno garantite, non si farà nulla. Il problema sarà per le centinaia di migliaia di automobilisti e camionisti che viaggiano sulle strade lombarde in condizioni ormai insostenibili».
Facciamo un passo avanti. Ce la farete, poi, a trovare gli investitori privati da convogliare su questi progetti?
«Sì ma solo a determinate condizioni, poiché parliamo di investimenti imponenti: 6 miliardi di euro totali nelle due iniziative dei quali 3 miliardi privati. Se il pubblico non darà certezze, nessun problema: le risorse private andranno agevolmente e globalmente altrove.
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