In declino il successo dei giacobini schierati con la sinistra Premiati i moderati che si occupano dei problemi concreti

RomaSembra proprio che stia finendo un’era. Quella della «toga militante», dell’«impegno» giudiziario, del collateralismo politico della magistratura. Dallo sconquasso delle ultime elezioni per il «parlamentino» dell’Anm, avanza il modello di un giudice e pm «moderato», professionista indipendente che non ama le battaglie e vuole lavorare bene, per non essere il terminale delle disfunzioni della giustizia.
Premono per una svolta soprattutto i giovani e nel clima cambiato del «dopo-Berlusconi» appare al tramonto in particolare la figura del magistrato «giacobino», coltivata da Magistratura democratica, che dagli anni ’70 teorizza apertamente l’«intervento esterno» di collaborazione con le forze politiche di sinistra.
Non che le altre formazioni stiano molto meglio, dalla sempre meno maggioritaria e meno moderata Unità per la costituzione al Movimento per la giustizia, nato da una sua costola negli anni ’80, proprio contestando lo strapotere delle correnti.
Vincente dalle ultime elezioni è uscita solo Magistratura indipendente (2mila voti, più 284 rispetto al 2007), l’unica per 4 anni all’opposizione della giunta Palamara (Unicost)-Cascini(Md). E con un forte successo personale del suo leader. Cosimo Ferri è stato in assoluto il più votato: 1198 consensi. Evidentemente, Mi più delle altre ha fiutato l’aria di rinnovamento. Si è parlato di «svolta a destra», ma l’ideologia c’entra poco: molto più il battere e ribattere sui problemi quotidiani di lavoro, su retribuzioni, organizzazione degli uffici ...
Almeno a parole, tutti i leader dell’associazionismo si rendono conto che bisogna cambiare e fanno autocritica, chi più chi meno, sul ruolo delle correnti, dell’Anm, del Csm. Per dare almeno un’impressione di novità ci sono stati tentativi per modificare la galassia delle liste delle toghe. Ed è nata «Area», cartello di due forze di sinistra diverse: Md, più di potere, e Movimento, più ideologica. Ma nelle urne non hanno raggiunto nemmeno la somma dei voti dell’ultima volta, sbattendo su un meno 314. Unicost, poi, ha avuto un calo di 485 voti.
Alle elezioni dei togati del Csm del 2010, c’era già stato un segnale: Md aveva perso un seggio, conquistato dall’indipendente dalle correnti Paolo Corder, mentre le altre liste avevano mantenuto le posizioni. Si era già parlato di «svolta a destra», ma forse sottovalutando il messaggio. Su questa scia alle ultime elezioni per l’Anm è nata la lista anti-correnti, Proposta B, che è riuscita a piazzare uno dei 5 candidati. Non ha sfondato, ma ha sottratto 288 voti alle due forze di maggioranza. Anche l’affluenza alle urne in calo e le 105 schede nulle sono sintomi di un malessere esteso.
Che i magistrati italiani chiedano a gran voce un cambiamento, è evidente. Tante le prove, dalla crescente disaffezione verso le correnti a quella per l’Anm sempre più soggetto politico e meno «sindacato», all’insofferenza per le lottizzazioni del Csm, per gli scambi di poltrone tra Anm e Palazzo de’ Marescialli e per troppi colleghi affetti da protagonismo che entrano ed escono dal Parlamento, alla faccia dell’immagine d’imparzialità della magistratura.
Eppure, le resistenze sono forti.

Sabato, la prima riunione del «parlamentino» sindacale si è chiusa con un rinvio di 15 giorni: nessun accordo sulla possibile giunta unitaria, con Unicost e Area aggrappati alla «continuità» e Mi che insiste sul rinnovamento almeno programmatico. Continuano vecchi riti di potere, in cui la base delle toghe non si riconosce più.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica