Decolla la protesta degli aviatori: aerei a terra, in pista le fanfare

Il malumore di un ufficiale: «Adesso stiamo imparando a volare a piedi...»

Andrea Nativi

Una parata dimezzata, non c’è dubbio. E radio fante, la base, protesta, sia pure a voce bassa, come si conviene a chi indossa una divisa con le stellette. A rimanere delusi sono soprattutto gli aviatori dell’Aeronautica, della Marina dell’Esercito, completamente spariti dal programma. «Stiamo imparando a volare... a piedi - dice un ufficiale - sfileremo senza aerei ed elicotteri, davvero peccato, anche per il pubblico!». In effetti è la componente aerea la più penalizzata, perché nei cieli della capitale passeranno solo le Frecce tricolori, la pattuglia acrobatica della Aeronautica.
Ma l’intervento riduttivo all’insegna del politicamente corretto, volta a ricomporre le divisioni tra le varie anime della maggioranza, ha colpito anche chi non vola: via tutti i mezzi da combattimento, i missili, le artiglierie e i veicoli pesanti. Non manca anche un taglio agli uomini, 1.500 in meno e una compressione dei tempi: il programma si concluderà con mezz’ora d’anticipo. Del resto sfilano solo uomini, bandiere e fanfare.
Così si è riusciti a scontentare davvero tutti, perché ai tempi di Ciampi al Quirinale la manifestazione del 2 giugno era diventata e percepita come la festa delle Forze Armate. Proprio per questo la «contaminazione», l’inserimento di chi con le Forze Armate ha poco o nulla a che vedere, come i reparti della protezione civile o le polizie urbane, anche se non faceva piacere, è stata comunque accettata. Prevaleva la gratitudine verso un presidente che ha avuto la forza di imporre il ripristino della parata militare.
Ora ci si rende conto che questa stagione è finita. C’è davvero il rischio che il prossimo anno il Quirinale non si batta più di tanto per mantenere una rinnovata tradizione che, nell’era delle missioni internazionali dove è richiesto impegno e sacrifici importanti, costituiva un simbolico riconoscimento e un momento di unione con la popolazione. Un fattore importante, specie con la fine della coscrizione obbligatoria e il passaggio a un corpo militare basato solo su professionisti e volontari.
Nelle ipotesi che i tecnici militari avevano predisposto da marzo era previsto un ventaglio di opzioni, compresa una parata in tono minore o una riconferma del modello adottato negli scorsi anni (che ha ben poco da spartire con le analoghe manifestazioni in calendario una volta all’anno in tutti i Paesi). Il motivo che suggeriva una certa sobrietà era soprattutto economico, visto che il 2006 è davvero pessimo per la Difesa, a causa di un bilancio striminzito che ha portato a sforbiciare le spese per l’esercizio e quelle di investimento. Si era anche pensato di rinunciare agli aspetti più spettacolari e costosi, ma poteva essere importante inviare ai militari un segnale positivo e rassicurante; soprattutto ora che le missioni internazionali sono sotto tiro.

Presto andrà affrontata la dolorosa ristrutturazione dello strumento militare.
Il compromesso scelto, così come la contromanifestazione dei pacifisti, non costituiscono un messaggio incoraggiante per chi quotidianamente rischia la vita per difendere gli interessi nazionali.

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