Depotenziato e degradato: Storace: che succede al Cpo?

Il senatore di An interroga il ministro Turco e chiede l’intervento dei Nas «affinché procedano a un controllo»

Doveva essere un punto di riferimento all’avanguardia per la cura dei traumi alla spina dorsale, un centro di eccellenza anche per il sud, ma i cinque anni di lavori per riammodernare il Cpo, il Centro paraplegici di Ostia, sono andati in fumo in pochissimo tempo. Nella giornata di ieri il senatore di An Francesco Storace, che di salute se ne è occupato e continua ad occuparsene, ha presentato una lunga e dettagliata interrogazione parlamentare al ministro Livia Turco per la preoccupante situazione che coinvolge, oggi, il centro. I disagi sono molteplici e chi ci va di mezzo sono soprattutto i malati.
Tutto nasce da un atteggiamento assolutamente irresponsabile della Asl Rmd, che si occupa - o meglio si dovrebbe occupare - dei «malati gravissimi ai quali si sta togliendo ogni elementare diritto alle cure». Ciò che sta accadendo al Cpo di Ostia, nella struttura per mielolesi, è «irragionevole - dice Storace -, a partire dall’inspiegabile piano di depotenziamento». Il Cpo è una struttura che è rinata proprio grazie agli sforzi dei cittadini e dell’amministrazione regionale che lo hanno restituito alla collettività. Nell’interrogazione, prosegue Storace, si chiede quali siano i motivi che hanno portato al trasferimento del servizio di Day Hospital di chirurgia plastica presso il lontano presidio di Casal Bernocchi, scarsamente collegato e difficilmente raggiungibile. Si parla «della stipula di una nuova convenzione a chiamata per il servizio di chirurgia plastica, con delibera n. 860 del 13 novembre 2006, con conseguente trasferimento - prosegue l’ex ministro - delle richieste del territorio a Casal Bernocchi e al Di Liegro di via Portuense, avvenuta senza comunicazione agli utenti interessati». I disagi apportati al Cpo si ripercuotono anche sul personale ospedaliero. I tecnici del reparto di radiologia vengono spostati senza nessuna motivazione, tappando i buchi poi con delle strane chiamate di tecnici «a gettone», che portano evidenti rallentamenti nell’offerta del servizio. Il reparto di ecografia è stato bloccato «per via dell’improvvisa e illegale chiusura delle agende di prenotazione nonostante il divieto previsto dalla Finanziaria 2006».
Bisogna mettere in conto anche le contestate spese fatte per l’allestimento di una seconda sala operatoria a Casal Bernocchi, «quando all’ospedale G.B. Grassi ci sono già otto sale operatorie e una proprio al Cpo, funzionante e recentemente rimodernata». Senza considerare che i trasferimenti dei numerosi servizi presso il Grassi e presso il presidio di via Paolini costringono i cittadini a liste d’attesa sempre più lunghe. Lo stesso presidio dovrà, a breve, subire uno stop per i lavori di ristrutturazione e solo per lo screening mammario si deve attendere circa un anno.
Sempre al Cpo «non vengono più effettuati ricoveri di soggetti mielolesi con piaghe da decubito - prosegue Storace -, anche se il centro è una struttura all’avanguardia per la cura di ulcere da pressione». Quattro posti letto di terapia sub-intensiva previsti nell’accordo «firmato dall’assessore Battaglia nel maggio 2006 risultano ancora non attivi e i macchinari giacciono inutilizzati in qualche magazzino».

A che titolo, chiede Storace, è stata smantellata la piscina, e ancora, perché cinque unità operative complesse «previste dalla delibera n. 143 del 24 settembre 2003, sono diventate tre, cancellando quelle di chirurgia plastica e di neurourologia per motivi di risparmio?».

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