Politica

Un «detective» della Cgil ha incastrato l’assessore ds

Un «detective» della Cgil ha  incastrato l’assessore ds

Gianluigi Nuzzi

nostro inviato a Perugia

Il giustiziere solitario in Umbria porta il distintivo della Cgil. Come arma predilige la microcamera del telefonino. Le pallottole sono gli scatti fotografici, prove limpide e inequivocabili. Le vittime? I politici già compagni di partito, assessori regionali che tirano avanti tra privilegi, auto blu e piccole bugie. Si può raccontare solo così la storia che sta imbarazzando la giunta regionale di Maria Rita Lorenzetti e che vede l’assessore alle Risorse finanziarie Vincenzo Riommi ora in Tribunale sul banco degli imputati, a processo per peculato. Riommi, diessino doc, è tra i collaboratori più fidati della Lorenzetti, visto che a palazzo Donini raccoglie deleghe chiave, dagli affari istituzionali alla ricostruzione post terremoto.
Solo che l’antico vezzo di usare auto blu e autista per affari privati o di partito non è stato digerito dal giustiziere, ovvero Giuseppe Burgani, in passato per dodici anni segretario in zona della Cgil e già consigliere dei Ds a Foligno. Burgani ha documentato l’abuso con il suo telefonino per poi andare in Procura, firmare la querela e lasciare le foto. Provocando subito un caso per una regione come questa dall’aria politica rarefatta, maggioranze bulgare di Ds e Rifondazione e soprattutto dove non si ricordano precedenti di denunce penali tra esponenti del centrosinistra.
Tutto risale alle Amministrative del giugno 2004 quando Burgani incrocia due collaboratori di Riommi nelle strade di Foligno. Lì nota scendere dall’auto blu del potente assessore e indirizzarsi verso il seggio di una scuola. L’autista, dipendente regionale, attende ligio al volante. E anche il giustiziere decide di aspettarli. Appena i due tornano scatta le foto. E li segue. Altre foto. Decine di scatti. Così quando il sostituto procuratore Tullio Cicoria esamina l’incartamento della denuncia non trova difficoltà nelle indagini. E accusa Riommi, «avendo per ragione del suo ufficio - scrive il Pm - la disponibilità di un’Alfa Romeo 166 con relativo autista, che poteva essere utilizzata per esclusivi motivi di servizio, se ne appropriava facendola utilizzare a Giovanni Patriarchi e Giancarlo Salusti (i due collaboratori, ndr) per effettuare rilevazioni non istituzionali presso i seggi elettorali». L’assessore reagisce come può. Con una tesi difensiva dalla dubbia efficacia ma di sicuro insolita: nessun utilizzo di auto e autista per fini personali. Anzi, i collaboratori erano andati a cercare un rappresentante di lista che è anche amministratore di una società a capitale pubblico. Come dire: nessun abuso. Insomma, arriva a scrivere un giornale locale, che «Riommi chiese al suo autista e a due collaboratori di raggiungere il rappresentante per dirgli di accendere il telefonino». Il giudice Nicola Restivo però non ci ha creduto nemmeno un minuto. Lo scorso novembre ha rinviato Riommi e i suoi assistenti a giudizio. A smentire questa ricostruzione era intervenuto proprio quell’introvabile rappresentante di lista dei ds. Che ha smentito l’assessore. Agli inquirenti aveva raccontato che Riommi sapeva benissimo in quale seggio si trovava. Lo si evince dalla relazione della polizia che riporta le sue considerazioni: «Se anche non avesse conosciuto la mia ubicazione avrebbe potuto rilevarla da un tabellone all’uopo predisposto presso la sede del partito Ds».
Così è iniziato il processo. Con immediato e salutare rinvio a dopo le elezioni, sonnolenti trafiletti sui giornali locali e doppia sorpresa in aula. Il cittadino Burgani si è infatti costituito parte civile mentre la Regione seppur indicata come parte offesa dal Tribunale non ha chiesto risarcimento. Assente. Ha rinunciato alla costituzione. Una mossa sorprendente per un reato contro la pubblica amministrazione. Chissà, forse c’è stato qualche disguido. Come per un’altra storia che coinvolge sempre Riommi ed è rimasta per ora senza risposta. Riguarda la ricostruzione dopo il sisma. La Regione Umbria sfruttando la globalizzazione dei capitali ha emesso due bond per 73 milioni scegliendo la nipponica Nomura bank Plc di Londra per l’emissione. La seconda tranche di durata ventennale garantita dalla Regione è stata collocata a un tasso variabile di 15 punti base sopra l’Euribor. Il bond deve aver incuriosito Luciano Rossi, coordinatore regionale di Forza Italia che ha presentato un’interrogazione alla Lorenzetti. Chiede di saperne di più. Ma l’interrogazione è rimasta senza risposta.
gianluigi.

nuzzi@ilgiornale.it

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