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Detenzione di esplosivo: la procura vuole il processo per Ciancimino junior

II pm si apprestano a chiedere il rinvio a giudizio del figlio del sindaco boss. È fallito il tentativo di accordo con i legali che volevano una pena inferiore a due anni. Il superteste caduto in disgrazia è anche indagato per calunnia a De Gennaro e per la trattativa Stato-mafia

Sembra finito il feeling tra la Procura di Palermo e Massimo Ciancimino, il figlio del sindaco boss del capoluogo siciliano passato dai fasti di superteste e opinionista nei talk show alla polvere di un nuovo arresto per calunnia all'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro e per detenzione di esplosivo. La Procura del capoluogo siciliano si appresta a chiedere il rinvio a giudizio di Ciancimino junior proprio per la detenzione di esplosivo. Si tratta della vicenda legata al ritrovamento di candelotti esplosivi sotterrati nel giardino della casa palermitana di Massimuccio, nel salotto bene del capoluogo siciliano. Tra i pm e i legali del figlio dell'ex sindaco mafioso non è stato raggiunto un accordo sull'entità della pena da patteggiare, e quindi si va verso la richiesta di rinvio a giudizio. Il tentativo di patteggiamento è fallito sugli anni di pena da comminare a Ciancimino junior. Vista la gravità del reato, punito fino a 10 anni, la Procura ha deciso di non dare il consenso a una condanna inferiore a tre anni, mentre i difensori avevano proposto una pena di due anni.
Il tritolo venne ritrovato, ad aprile scorso, dopo il fermo del figlio dell'ex sindaco finito in manette, su ordine della procura di Palermo, per avere calunniato l'ex capo della polizia Gianni De Gennaro inserendo ad arte, con quel metodo del «copia e incolla» che a parere dei periti Ciancimino junior avrebbe usato più di una volta, il nome di De Gennaro in un pizzino attribuito al padre. Quando fu arrestato, mentre con la famiglia si apprestava a trascorrere le vacanze di Pasqua all'estero, Ciancimino fece ritrovare i candelotti sostenendo di averli ricevuti da un non precisato personaggio a scopo intimidatorio. Ma poi cambiò versione quando i magistrati scoprirono che si era portato l'esplosivo da Bologna. Ciancimino mise nei guai anche un amico, sostenendo di avere dato a lui parte dell'esplosivo che sarebbe stato buttato via. Ora la rottura con la procura, che non gli ha voluto concedere sconti eccessivi di pena per la storia dell'esplosivo.

A carico di Ciancimino jr pende ancora l'indagine per calunnia a De Gennaro - i pm non gli hanno ancora notificato la chiusura - e quella per concorso in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia.

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