Seconda giornata di guerriglia urbana a Londra. Gli scontri scoppiati sabato notte a Tottenham durante una marcia di protesta per l’uccisione di un pregiudicato ventinovenne di colore da parte della polizia si sono estesi ieri ad altre aree della città come Enfield e Waltham Forest a nord della capitale e Brixton a sud. Nel tardo pomeriggio altri pesanti incidenti si sono verificati a Hackney e a Clapham. In serata i disordini sono dilagati a Kilburn, nella parte nord-occidentale della città, a Peckam, nel borgo di Croydon e a Lewisham, a Sud del Tamigi, con saccheggi ed edifici dati alle fiamme. Fino ad arrivare fuori Londra, a Birmingham e nella zona di Leeds, a Nord della capitale. La situazione è talmente degenerata, che il premier David Cameron ha deciso di interrompere le vacanze in Toscana e rientrare in patria. Oggi presiederà una riunione d’urgenza. Le scene di devastazione ricordano molto la terribile rivolta di Brixton del 1981, ma è più una questione di apparenza che di sostanza. Questa protesta è diversa perché non può essere semplicemente annoverata tra i disordini provocati da tensioni sociali e razziali. È vero, a scatenare il tutto è stata la morte di Mark Duggan, avvenuta nel corso di un’indagine della polizia, la rivolta però è montata grazie al passa parola tecnologico più in uso tra gli studenti universitari e i blogger anarchici che tra i componenti dei gruppi etnici minoritari. Per tutta la notte di ieri giovani sghignazzanti, incuranti dei poliziotti in divisa antisommossa, hanno continuato a vandalizzare le strade, svaligiando ogni negozio che capitavano a tiro. Le grandi catene di elettrodomestici e di abbigliamento sportivo sono state le prime a venir saccheggiate. La gente andava e veniva portandosi via la merce. I danni ammonterebbero a 10 milioni di euro.
Determinante per l’estensione delle violenze appare l’attività su Twitter. Ieri il vice commissario Stephen Kavanagh ha dichiarato che la polizia sta monitorando con attenzione tutti i messaggi postati sull’argomento e chiunque inciti alla violenza in questo momento rischia di venir arrestato. Una misura estrema forse che però si è resa necessaria vista l’influenza che ha avuto ed ha l’elemento tecnologico in questa protesta. Anche il sito del Daily-Telegraph ieri riportava i contenuti deliranti di alcuni messaggi inviati con il blackberry, vero protagonista di questi scontri, nei quali s’invitava chi avesse voglia di menar un po’ le mani, magari portandosi a casa un po’ di merce firmata senza pagare una lira, ad unirsi ai manifestanti. Paul Lewis, giornalista del Guardian, ha raccontato di aver ricevuto più volte lo stesso messaggio il giorno in cui la rivolta è iniziata. «Appuntamento da ogni parte di Londra nel cuore della città Oxford Circus- diceva il messaggio -. I negozi saranno sfasciati, venite a prendere un po’ di roba gratis. Se vedete un fratello salutatelo. Se vedete un poliziotto sparate. Abbiamo bisogno più di uomini che poliziotti quindi siete tutti invitati. Terrore puro, devastazione e roba gratis. È un mondo libero quindi buon divertimento per il vostro shopping selvaggio». Poche ore dopo gli obiettivi erano già stati colpiti e la polizia aveva già arrestato un centinaio di persone, portando a oltre 200 il totale da sabato notte. Circa cento arrestati hanno meno di 21 anni, tra loro c’è anche un 11enne. Una violenza organizzata a tavolino dunque, non esplosa sull’onda dell’emotività e della rabbia suscitata dall’uccisione di Duggan. Per la quale tra l’altro la polizia ha chiesto scusa in relazione alla gestione di alcuni aspetti. Ammettendo di non aver informato i suoi genitori: «È chiaro - si legge in un comunicato - che c’è una lezione che possiamo imparare». Il ministro dell’Interno Theresa May ha comunque espresso totale sostegno alle forze dell’ordine. «Una simile violenza è intollerabile. Abbiamo a che fare con criminalità pura e semplice», ha dichiarato dopo aver interrotto le vacanze, come il sindaco della capitale Boris Johnson. Anche il vice premier Nick Clegg ha stigmatizzato «l’inutile e opportunistica ondata di violenza che ha travolto la città e che non ha nulla a che fare con la morte di Duggan». La polizia ha confermato il suo punto di vista.
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