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Diabolik, facci sognare: ora la svolta teocon

Già la copertina ci aveva piacevolmente sorpreso: Eva Kant incinta? Dopo quasi 50 anni di onorata carriera tra rapine e omicidi il nostro Fantômas nazionale avrebbe deciso di riprodursi? Sì, perché sull’ultimo fumetto di «Diabolik» (n. 8, agosto 2008) campeggia una Eva Kant incinta e il titolo stesso non lascia spazio a dubbi: «Al quarto mese». È vero, nel mezzo, tra Lei e Lui che si tendono le braccia, c'è un cadavere ammazzato con tanto di pugnale nella schiena; ma, che diamine, si tratta pur sempre del «Re del Terrore» e di più non si può pretendere. Con apprensione iniziamo la lettura e troviamo che, per compiere il consueto clamoroso furto con destrezza, questa volta Eva Kant dovrebbe sostituirsi a una donna incinta, appunto, «al quarto mese», ma - udite, udite - lei rifiuta. Anche lo stesso Diabolik, lì per lì, appare strabiliato. Sì, perché, è vero che lei da qualche tempo ha cominciato a prendere una brutta piega femminista, ma non era mai arrivata al punto di disobbedirgli in faccia. Si era limitata, infatti, a ricorrere a complicati e subdoli artifizi per dimostrare a lui di essergli pari, cosa che il lettore di lungo corso non ha potuto non trovare incongrua, dal momento che il giornalino continua a chiamarsi «Diabolik» e non «Diabolik ed Eva Kant» o «Coppia etero di criminali». Insomma, l'eroe è lui e basta. Lei è solo «la spalla», come Robin per Batman e Watson per Sherlock Holmes. Così, almeno, vogliono le regole dell'avventura seriale. Ma torniamo alla Eva Kant col pancione. Nel racconto, come abbiamo detto, quella gravida è un'altra. Eva, mascherata, dovrebbe prenderne il posto ma si rifiuta decisamente perché, dice a lui, «ritengo che sia una cosa meravigliosa aspettare un bambino, sentirselo crescere dentro. E penso che sia altrettanto terribile perderlo per causa mia o tua». Eh, lui e lei non hanno avuto figli, aggiunge, «perché con la vita che conduciamo sarebbe un'assurdità. Ma io ho molto rispetto per la maternità». Il Re del Terrore a questo punto sorride e dichiara che se lo aspettava; anzi, è già pronto a cambiare i suoi piani per non mettere a repentaglio il nascituro. Ora, il fatto è che noi seguiamo Diabolik fin dalla sua prima uscita negli anni Sessanta. Le sue creatrici, le sorelle Giussani, erano due antesignane del radical-chic e non esitarono, via via, a schierare la loro creatura a favore del divorzio (con tanto di propaganda in seconda di copertina) e perfino del maoismo (v. «Diabolik in Oriente»). Il crescendo portò Diabolik nel gennaio scorso a prendere posizione (sempre progressista) addirittura sul movimento gay. Per tutto ciò gli accenti lirici dell'ultimo numero a esaltazione della maternità ci commuovono e sorprendono piacevolmente. Eh, già: adesso, dopo le affermazioni di Eva Kant su quanto è bello essere mamme, come potrebbe il diaboliko duo pronunciarsi pannellianamente per l'aborto? Mah, forse è un segno dei tempi. Forse la ventata teo-con sta soffiando anche a Clerville e, se siamo fortunati, forse vedremo l'alba del giorno in cui l'ex Re del Terrore diventerà un «ateo devoto». Sì, perché, diciamolo: Diabolik nacque come il più trasgressivo di tutti ma lentamente scivolò nel conformismo politicamente corretto che più piatto e insipido non si poteva.

Oggi, dopo quasi dieci anni di Terzo Millennio, la vera trasgressione è schierarsi contro l'egemonia culturale corrente e dar ragione al papa, roba da finire bruciati in effigie al prossimo girotondo. Ne avrà il coraggio, Diabolik?

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