Caro Massimiliano, è vero quello che sostieni nell'editoriale odierno, e cioè che (quasi) sempre ci troviamo da parti opposte della barricata politica.
Non c'è bisogno di affermarlo: i lettori de «il Giornale» lo sanno bene. Lo sanno perchè conoscono perfettamente le mie idee. Lo sanno perché, al contrario di tanti lettori e telespettatori di altre testate locali,
hanno la possibilità di conoscere il nostro punto di vista sulle questioni politiche che interessano la nostra regione.
Le nostre idee vengono, come tu sostieni, pubblicate per essere criticate e contrastate? Bene! Vengono però pubblicate e con ciò si fa un esercizio di «igiene mentale» consegnando al lettore tutti gli strumenti necessari per farsi una propria e autonoma opinione. Dovrebbe essere questa la regola di una libera e democratica informazione. Regola che tu scrupolosamente osservi, ma che purtroppo molti dei tuoi colleghi ignorano. Basta guardare al panorama locale dell'informazione. Prendiamo ad esempio la Rai regionale.
Tu sai quanto personalmente sia avverso alla sovraesposizione mediatica, alla personalizzazione della politica. Ma ti sembra normale che in quattro anni che ricopro il ruolo di segretario della quarta forza politica regionale la Rai non abbia mai ritenuto di dover partecipare ad una delle conferenze stampa che ho convocato. Parliamo dell'emittente pubblica, quella che dovrebbe garantire la pluralità dell'informazione. I telespettatori della rai regionale non sanno chi è il segretario di Rifondazione Comunista. Lo so, è ben poca cosa e si vive bene anche senza saperlo. Per questa ragione non me ne sono mai lamentato e mai mi sono rivolto, al contrario di tanti miei colleghi, agli organi preposti al controllo della tv di stato.
Oggi però sono veramente indignato della reazione arrogante e stupida della Rai di fronte all'iniziativa di Primocanale. Invece di porsi il problema di come adeguare il servizio pubblico ad una realtà mutata, di come migliorarne la qualità, si affida agli avvocati. Io personalmente non condivido la ricetta proposta dall'editore di Primocanale (chiudere le sedi regionali della Rai) ma Maurizio Rossi pone un problema che non si può eludere: il ruolo e la qualità del servizio pubblico e il destino delle televisioni locali. Possibile che per una volta non si riesca ad affrontare una discussione così delicata senza affidarsi alle carte bollate o agli anatemi (di cui anch'io sono stato oggetto) per impedire di esprimere le proprie idee pubblicamente?
E' vero, Massimiliano, serve una rifondazione. Una rifondazione dei mezzi di informazione. Una rifondazione della politica. Una rifondazione della civiltà. Su questo la pensiamo allo stesso modo. Bisogna che la politica ritorni ad essere anche una battaglia sulle idee e che la smetta di nascondere la polvere sotto il tappeto.
La vicenda descritta in questi giorni nell'articolo di Paola Setti pone una questione di uno scontro di potere, di conflitti nelle strutture, di una supremazia di queste sulla politica. Le reazioni del mondo politico dimostrano che a un certo punto la polvere fuoriesce dal tappeto. Tutti insieme appassionatamente contro i post it di rifondazione, manifestando solidarietà per un fatto inesistente. Ma tutti insieme appassionatamente omertosi sulla vera questione posta.
Vedi, caro Massimiliano, abbiamo entrambi premesso che la pensiamo diversamente. Come se ci dovessimo in qualche modo giustificare delle interlocuzioni, del confronto, delle battaglie che intercorrono tra noi. Forse qualcuno potrà pensare che, su questa strada, potremmo reciprocamente contaminarci. Ben venga questa contaminazione se è frutto di uno «scontro» sulle idee. Gli «inciuci» e i trasversalismi portano solo polvere sotto i tappeti. Ben venga quella rifondazione che tu auspicavi nell'editoriale.
*segretario regionale Prc
Caro Giacomo, hai ragione. Non occorre giustificarsi perchè non abbiamo abdicato al vizio di ragionare. Anzi.
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