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Diede del drogato a Cammarata: deputato Pd condannato per diffamazione

L'ex sindaco di Palermo ha vinto la causa contro l'ex capogruppo di Idv Ferrandelli, che nel 2008 insinuò in Aula che il primo cittadino facesse uso di stupefacenti. L'accusa era falsa e adesso dovrà risarcirlo con 33mila e 500 euro

Diede del drogato a Cammarata: deputato Pd condannato per diffamazione

Quell'insinuazione, riportata come vox populi ma fatta in una sede pubblica qual è l'Aula del consiglio comunale, era pesante. Insinuava che l'allora sindaco azzurro di Palermo, Diego Cammarata, facesse uso di stupefacenti, tanto da essere stato ricoverato in ospedale. Ma Cammarata, analisi alla mano immediatamente prodotte dall'allora primo cittadino indignato, non era un drogato. E adesso Fabrizio Ferrandelli, deputato Pd, all'epoca dei fatti capogruppo di Idv al Consiglio comunale, è stato condannato per diffamazione.

La sentenza del Tribunale civile di Palermo, in composizione monocratica, è arrivata adesso, che Cammarata non è più sindaco e che ha abbandonato la politica attiva. Comunque una soddisfazione a posteriori, per un'accusa infamante che Cammarata stesso aveva immediatamente smentito, producendo delle analisi che confermavano che non faceva uso di stupefacenti. Il giudice ha disposto il pagamento di 33.500 euro.

La vicenda risale al 2008. Era il 19 giugno, il sindaco non era in aula. E l'allora capogruppo di Idv, intervenendo nel dibattito, come si legge nella sentenza, disse, polemizzando per le assenze in Consiglio del primo cittadino: «"Apprendiamo da notizie di strada che il sindaco sia stato ricoverato in overdose in ospedale...forse è dovuta a questo la sua assenza". ...». Secondo il giudice, Ferrandelli era «consapevole della falsità della notizia per essere ampiamente noto in ambito politico che il sindaco si trovava a Roma per negoziare con il Governo nazionale la portata delle misure aventi ricaduta sul bilancio comunale». «È evidente - scrive ancora il magistrato - il dolo diffamatorio di Ferrandelli -che, profittando della cassa di risonanza offerta dalla pubblica seduta del consiglio comunale, forte della preesistenza di una diceria concernente l'ipotetica tossicodipendenza del sindaco, ebbe a rafforzare l'accusa fingendo di credere a un episodico parossistico correlato a tale maldicenza, e ciò al fine di sfregiare la pubblica reputazione dello stesso, certo che così facendo l'avrebbe toccato nella carne viva».

L'allora sindaco, all'indomani della dichiarazioni di Ferrandelli, aveva fatto il test tossicologico presso l'ospedale Gemelli di Roma «per dimostrare di non fare uso di stupefacenti». Quindi era partita la denuncia. Che si è conclusa adesso con la condanna del deputato regionale Pd.

Ferrandelli si è detto «sorpreso e amareggiato» della sentenza, e ha annunciato che valuterà coi suoi legali se presentare ricorso.

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