Roberto Scafuri
da Roma
Onorevole Oliviero Diliberto, non le pare strano o forse assurdo?
«Che cosa?».
Che con il leader del Pdci si doveva parlare di Ulivo e Prodi, e invece stiamo qui a doverci interrogare ancora sul comunismo, Cuba e Fidel...
«Colpa sua».
Non è colpa di poliziotti che arrestano nottetempo giornalisti, come nei peggiori regimi?
«Alt. Ho limpressione che i nostri fraterni amici cubani abbiano compiuto un errore di valutazione».
Sì, hanno valutato che i giornalisti potessero raccontare quello che dicevano i primi dissidenti ammessi a esprimere critiche...
«Bravo. Difatti la vera notizia è quella, che i dissidenti si sono riuniti a Cuba e hanno potuto criticare il governo di Fidel. Un fatto enorme, frutto di unapertura intelligente... che sarà purtroppo percepito nel modo sbagliato, visto che è rimasto oscurato da un episodio che resta da condannare, diventato notizia».
Quindi errore doppio, per i cubani. Ma possibile che abbiano ancora paura dei giornalisti?
«No, e difatti un giornalista in buona fede avrebbe potuto raccontare dei dissidenti, ma anche la straordinaria qualità della vita dei cubani rispetto agli altri Paesi dellAmerica latina...».
Ma ci sarà pure il diritto al dissenso.
«Certo, ma prima cè il diritto alla vita, allistruzione, alla sanità, al lavoro. Questi sono diritti civili che spesso non sono garantiti neppure in alcuni Paesi cosiddetti avanzati, ma a Cuba sì».
Il diritto alla parola non è un diritto di base?
«Prima viene il diritto alla vita, una vita dignitosa. Quello alla parola è stato garantito ai dissidenti. Ripeto che è stato molto importante che essi abbiano potuto farlo liberamente, mostrandosi pure lacerati al loro interno».
Se la mette sulla gerarchia dei diritti, allora, occorrerebbe cominciare a condannare la pena di morte.
«Difatti io lho condannata, pubblicamente, a Cuba. Però non si possono usare due pesi e due misure, condanniamo anche quella degli Stati Uniti».
Mi scusi, ma se tutti questi «piccoli» dettagli non le sfuggono, Cuba può ancora proporsi come modello?
«Guardi, è dalletà dei diciotto anni che ho perduto lidea di un modello. Non esiste: non era lUrss, non la Cina. Esistono tante vie diverse, verso un socialismo più avanzato. Poi dovrebbe esserle noto che rifiuto lidea dellesportazione della democrazia».
Perché, linternazionalismo comunista che cosera?
«Unidea ottocentesca, derivata da unidea giacobina. Oggi non si può diffondere democrazia né comunismo con le armi...».
Allora che cosè per lei Cuba?
«Cuba è Davide che da cinquantanni si oppone a Golia, che giganteggia a solo 90 miglia. Cuba è la nazione che difende orgogliosamente indipendenza e dignità, contrapponendosi allidea di ununica potenza mondiale. Cuba è una realtà poverissima, riuscita a resistere dopo il crollo dellUrss e dopo anni di odioso embargo. Cuba è la capacità di assicurare ai propri cittadini tutti i servizi essenziali in un quadro di sostanziale uguaglianza».
Che romantico.
«Un romanticismo che ha a che fare con la politica. Dimostra che ce la si può fare. Usando la ragione, usando le risorse a vantaggio della popolazione e non per arricchire i signorotti locali, come avviene negli altri Paesi vicini...
Peccato per quel giornalista...
«Peccato davvero».
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