Francesco è un ragazzo disabile che ama il cinema. «Che amavo il cinema» precisa lui, amareggiato. Già, perché le sue ultime disavventure lo hanno fatto arrivare a una conclusione: meglio guardarsi un dvd a casa. Un paio di settimane fa, per festeggiare un bel voto a scuola, Francesco decide di andare a vedere «Benvenuti al Nord». Ma lo spazio riservato alle carrozzine in ultima fila è già occupato e lui deve battere la ritirata. «Eppure la sala era semi vuota» se ne va rammaricato. Tenace, ci riprova il 21 febbraio. Stavolta al cinema danno «Millennium» e lui proprio non se lo vuole perdere. Quindi si fa furbo e cerca di prenotare il posto al telefono per evitare sorprese una volta arrivato alla cassa. «Mi dispiace - gli rispondono - i posti per i disabili non possono essere prenotati». «Perché questa disparità di trattamento? - si chiede Francesco - Perché ho la sensazione che mi si voglia convincere che il cinema non fa per me?». Lui si è sempre sentito a suo agio davanti al megaschermo: «Il buio, gli effetti speciali, il pubblico che ride esattamente quando rido io». Ora la magia è sfumata. Le regole sono così: ogni sala cinematografica è tenuta a riservare alcuni posti ai disabili («Sempre vicino all’uscita di sicurezza» spiegano all’Anec, l’associazione nazionale esercenti cinema). Ogni cinema gestisce come crede i biglietti: di solito vengono venduti a prezzo ridotto.
«Preferiremmo pagare come tutti gli altri ma essere trattati allo stesso modo» interviene Fulvio Santagostini, presidente dell’associazione per i diritti dei disabili Ledha. Lui capisce perfettamente lo stato d’animo di Francesco e le sue peripezie per guardare un semplice film. «Tante volte - spiega il responsabile Ledha - le maschere non vogliono che dalla sedia a rotelle ci spostiamo sulle poltrone come tutti gli altri, per ragioni si sicurezza». La carrozzina di solito viene infilata nelle file sfalsate o piazzata in mezzo ai corridoi: «Ma lo scivolo è ovviamente in discesa - spiega Santagostino - e dobbiamo metterci con le ruote di traverso per non scivolare». Tante volte, spiegano alla Ledha, la possibilità di trovare un posto o meno dipende esclusivamente dalla capacità del disabile di alzare la voce, di farsi sentire.
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