Ieri, nel fondo del Corriere della Sera, Angelo Panebianco, deluso per la Caporetto dei riformisti dellUnione, dopo avere ricordato che il deficit di bilancio è già ampiamente rientrato al di sotto del 3%, ha scritto: «Forse i tanti che avevano parlato di disastro economico provocato dal governo di centrodestra dovrebbero chiedere scusa allex ministro dellEconomia, Tremonti: il disastro, manifestamente, non cera».
Allora: chi ha vinto le elezioni del 9-10 aprile? Chi diceva agli italiani la verità, cioè il centrodestra, allinterno del quale i più battaglieri erano proprio Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi, che garantiva di avere rispettato il «contratto con gli italiani»? Oppure ha vinto chi mentiva agli italiani, chi parlava di «declino dellItalia» e di «disastro dei conti pubblici», inclusi lattuale presidente del Consiglio e il suo ministro dellEconomia? Ha vinto la coalizione della menzogna, quella che poi ha coalizzato lItalia che lavora e produce contro la sua Finanziaria; quella che a Caserta ha fatto una scampagnata dove i claudicanti riformisti sono stati definitivamente azzoppati, prendendo in giro lEuropa e le istituzioni internazionali che dicono che lItalia ha bisogno di riforme strutturali.
Ma che i bugiardi di antica scuola mentano per vincere non è una novità. Fanno il loro mestiere. Non ce labbiamo con loro. Ce labbiamo invece con gli osservatori e gli esperti indipendenti e autorevoli, che per mesi hanno fatto informazione e hanno influenzato lopinione pubblica avallando tutte quelle menzogne. Il buon Panebianco è escluso: è sempre stato oggettivo con il centrodestra, ma non è un economista e sul punto non si pronunziava. Ma dalle stesse colonne del giornale per cui scrive è stato versato parecchio inchiostro per convincere il Paese che tutto andava male.
Posto che questi esperti abbiano attinto da autorevoli centri studi, sorge però un dubbio: benché Tremonti non abbassasse mai bandiera e anche nelle trasmissioni televisive più scomode si battesse con determinazione e ironia, come mai non aveva conoscenza del gran flusso di denaro che stava già versandosi nelle casse dello Stato? Certo, non spettava a lui mettersi alla calcolatrice. Allora il dubbio diventa un sospetto e si sposta su quella burocrazia che è stata lenta e/o imprecisa e che, in una parola, ha remato contro, venendo meno a quel rigore morale che un tempo caratterizzava i funzionari dello Stato.
Vale la pena ricordare che lallora presidente Ciampi impose a Berlusconi di anticipare le elezioni, anziché attendere fine maggio, cioè il termine regolare della Legislatura. Altri due mesi e i conti sarebbe diventati, incontrovertibilmente, la pagella buona per il centrodestra. Forse la burocrazia parallela del Quirinale sapeva come stavano le cose? A conti fatti (è il caso di dirlo), più di un interrogativo è legittimo. E anche in questo caso dobbiamo ricordare che Berlusconi più volte si era lamentato della stampa che non prendeva in considerazione i risultati del governo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.