«Il delitto è frutto di unazione violenta avvenuta in ununica stanza verosimilmente avvenuto dopo un approccio sessuale con consensuale svestimento cui è seguito uno schiaffo da parte dellaggressore alla vittima dopo che questa aveva reagito negativamente al morso che aveva subito. Infine è arrivato laccoltellamento».
Queste le conclusioni del comandante del Ris di Parma Luciano Garofano testimoniando nel corso del processo per la morte di Simonetta Cesaroni, la ragazza uccisa negli uffici dellAssociazione alberghi della gioventù in via Poma, che vede quale unico imputato lallora fidanzato dalla giovane, Raniero Busco. «Il campione biologico estrapolato dal reggiseno e dal corpetto, riconducibili al morso al seno sinistro, sono compatibili con il profilo genetico di Busco al di là di ogni ragionevole dubbio. Tutte le lesioni sono contestuali allaggressione - ha aggiunto -. In particolare lassassino ha colpito la Cesaroni prima al volto, per poi scendere al torace e alladdome, mentre era sopra di lei sul bacino, provandole così delle escoriazioni sullo stesso. Quindi si è spostato continuando ad infierire sui genitali. Probabilmente questi si è ferito e ha ripulito velocemente le sue tracce con gli abiti di Simonetta che non sono mai stati ritrovati. Il Dna trovato sulla porta misto con quello della vittima potrebbe essere il frutto di un trasferimento fatto dallassassino nella concitazione della fuga e non si può escludere che possa essere quello di Busco che aveva lo stesso gruppo sanguigno della ragazza».
Gli esperti hanno affermato come nelle tracce biologiche esaminabili la componente maggioritaria sia di Simonetta, mentre la minoritaria compatibile con Busco. Secondo il maggiore Pizzamiglio, «i dati raccolti implicano la presenza di tracce di saliva sul corpetto e sul reggiseno indossati da Simonetta Cesaroni, il cui Dna è riconducibile a Busco. Dalle sperimentazioni svolte è emerso inoltre che la saliva non resiste ai lavaggi. Dalle comparazioni svolte con altri Dna e secondo un calcolo biostatistico lipotesi accusatoria della presenza del Dna di Busco sugli indumenti di Simonetta è milioni di miliardi di volte più probabile rispetto allipotesi difensiva». Il dottor Stefano Moriani ha valutato anche gli esami del contenuto gastrico dello stomaco di Simonetta: «Risultava in fase di digestione - ha detto - secondo quanto riferito aveva pranzato in modo non abbondante finendo il pasto intorno alle 14. Pertanto secondo un calcolo medio dei tempi di digestione lora del delitto è collocabile intorno alle 17».
«Spero che il processo faccia chiarezza sulla vicenda.
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