La dolce vita da ex poliziotti Al night con le carte clonate

Un giro da Mediaworld, mille e 150 euro. Una cena in un ristorante in via Ravizza, 500 euro. Un cappotto nuovo di Versace, 2mila euro e spiccioli. Una serata al night, mille e 600 euro. Una delle tante notti a luci rosse. Perché il «club» della bella vita spende e spande, striscia la carta di credito migliaia di volte e non fa storie sul prezzo. Le mani bucate non sono un problema, quando i soldi sono degli altri. La lista della spesa è vasta, tanto quanto la compagnia. Trentuno persone a cui, due giorni fa, è stato notificato l’atto di chiusura delle indagini dal pubblico ministero Francesco Cajani. Associazione per delinquere. Centinaia di carte clonate con permettersi ogni sorta di sfizio. E, scorrendo l’elenco degli indagati, compaiono anche i nomi di tre agenti di polizia: un «ex», e altri due (G.P. e O.M.) che all’epoca dei fatti contestati dalla Procura - fino al 2004 - erano in servizio in via Montebello, dove si sarebbero adoperati in almeno tre occasioni per procurare documenti falsi a cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno, in cambio di denaro contante e bande magnetiche duplicate. Quei documenti, scrive il pm, «dovevano essere sottratti all’ufficio passaporti della Questura» da uno dei due agenti «e successivamente alterati» dal secondo collega.
Così, il gruppo, aveva praticamente dimenticato i contanti. Ogni cosa era pagata con le carte clonate. Persino il casello di ingresso di Melegnano, sull’autostrada A1: euro 0,80. Una strisciata e via. E con il denaro elettronico (sempre degli altri) si pagava la benzina al distributore, qualche dvd da Blockbuster (21 euro), una paio di scarpe su misura, la spesa al supermercato, il panino all’autogrill, un biglietto del treno, i regali per i figli (256 euro al Toys Center di Corsico e altri 540 al «Tutto Chicco» di Rozzano)) per le amanti (128 euro in una profumeria di via Volvino, e altri 715 in un negozio di via Filzi) e per le future mogli (3mila euro spesi in un negozio di abiti da sposa), un mobile per la casa (168 euro all’Ikea di Corsico), grandi cene nei migliori ristoranti di pesce della città e - soprattutto - decine di serate nei night club. Conti, in media, da quattro-cinquecento euro, e con serate «memorabili» che sfiorano quota duemila.
E se per una mente che aveva architettato l’intero sistema, c’era anche il braccio che procurava la materia prima. In due modi. Uno è il circuito internazionale delle carte di credito, violato in diverse occasioni da un hacker. L’altro, molto più «casereccio», l’avevano messo in piedi due camerieri (anche a loro è stato notificato l’atto di chiusura delle indagini), che dividendosi tra night club e ristoranti duplicavano attraverso uno «skimmer» - un dispositivo in grado di immagazzinare i dati di una banda magnetica - i codici delle carte di credito che gli ingnari clienti consegnavano loro al momento di pagare il conto. E che, a distanza di tempo, scoprivano di aver speso centinaia o migliaia di euro per uno spettacolo di lap-dance.

Infine, c’era anche chi aveva il compito di individuare su tutto il territorio lombardo gli esercizi commerciali «a basso rischio», dov’era cioè era più facile mettere a segno i colpi.
A breve, per i trentuno indagati, arriverà la richiesta di rinvio a giudizio.

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