Il dolore del Papa: "La Chiesa minacciata dall'infedeltà dei preti"

Il Pontefice rimarca quello che aveva detto nel suo viaggio in Portogallo: "Il male viene dall'interno"

Roma Le persecuzioni contro la Chiesa «non costituiscono il pericolo più grave», perché il «danno maggiore» essa lo subisce «da ciò che inquina la fede» e la vita cristiana dei suoi membri. Benedetto XVI, rivestito dei paramenti rossi, presiede in San Pietro la messa per la festa dei santi Pietro e Paolo, patroni di Roma imponendo il pallio a 38 arcivescovi freschi di nomina, e nell’omelia ripete quanto aveva detto il mese scorso sull’aereo che lo stava conducendo in Portogallo. La Chiesa è sì sotto attacco, ma il pericolo maggiore, l’insidia più grave, non arriva dall’esterno, bensì dal suo interno.
«In effetti - ha detto Papa Ratzinger - se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che - come aveva preannunciato il Signore Gesù - non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni». Queste, però, «malgrado le sofferenze che provocano - ha aggiunto Benedetto XVI - non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto».
Il Papa ha quindi citato la seconda lettera di Paolo a Timoteo, che parla dei pericoli degli «ultimi tempi», identificandoli «con atteggiamenti negativi che appartengono al mondo e che possono contagiare la comunità cristiana: egoismo, vanità, orgoglio, attaccamento al denaro». Ma la conclusione è rassicurante, perché «gli uomini che operano il male non andranno molto lontano» e dunque c’è «una garanzia di libertà assicurata da Dio alla Chiesa, libertà sia dai lacci materiali che cercano di impedirne o coartarne la missione, sia dai mali spirituali e morali, che possono intaccarne l’autenticità e la credibilità».
Benedetto XVI ha quindi sottolineato come proprio l’unità dei vescovi attorno al Papa sia garanzia di libertà per la Chiesa. Sul piano storico, l’unione con la Santa Sede «assicura alle Chiese particolari e alle conferenze episcopali la libertà rispetto a poteri locali, nazionali o sovranazionali, che possono in certi casi ostacolare la missione della Chiesa». Inoltre, e più in profondità, il servizio di Pietro «è garanzia di libertà nel senso della piena adesione alla verità, all’autentica tradizione, così che il popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale». Questo, ha concluso il Papa, appare evidente «nel caso di Chiese segnate da persecuzioni, oppure sottoposte a ingerenze politiche o ad altre dure prove. Ma ciò non è meno rilevante nel caso di comunità che patiscono l’influenza di dottrine fuorvianti, o di tendenze ideologiche e pratiche contrarie al Vangelo». Tra gli arcivescovi che hanno ricevuto il pallio, la striscia di lana ornata da croci che indica lo stretto legame con la sede romana, c’era anche André-Mutien Leonard, il nuovo primate della Chiesa belga, sottoposta nei giorni scorsi alle perquisizioni della polizia. Quattro gli italiani: Gualtiero Bassetti (Perugia), Andrea Mazzocato (Udine), Antonio Lanfranchi (Modena) e Luigi Moretti (Salerno).
Tra oggi e domani il Papa renderà note alcune importante nomine. Quella dell’arcivescovo Rino Fisichella, che diventerà presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione, un dicastero creato ad hoc per rinvigorire la fede nei Paesi un tempo cristiani e oggi secolarizzati.

Quindi sarà annunciato il nome del successore del cardinale Giovanni Battista Re alla guida della Congregazione dei vescovi: come anticipato dal Giornale due settimane fa l’importante incarico sarà assunto dal cardinale canadese Marc Ouellet . Mentre al posto del cardinale Walter Kasper quale «ministro» per i rapporti con le altre confessioni cristiane sarà chiamato a Roma il vescovo svizzero Kurt Koch.

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