Don Balletto, la fine in polvere della teologia genovese dopo Siri

Caro Lussana comprendo la tua sdegnata condanna di una maniera morbida e collusiva di fare opposizione a Genova. E ricordo riconoscimenti schietti e cavallereschi che tu hai spesso fatto a persone e giornali quando davano spazio a verità ed equità di giudizi. In più, ricordo battaglie a difesa mia libertà di giudizio nei confronti del direttore del settimanale della curia, su questioni delicate e sulle quali, a volte per tono, a volte per contenuto, neppure eri d'accordo. A tuo conforto devo dire che certi sondaggi con relative catene di sant'antonio sono anche numericamente lievitati, tenendo conto che qualcuno ha votato cinque o più volte. Il tuo dispiacere di aver visto tanti e-lettori di centrodestra, più di quelli di centro sinistra, votare su il Lavoro, va ridimensionato sulla base del numero reale che da cinque a 10 volte inferiore. Ma un'altra cosa vorrei dire su questo tuo Giornale che è risorsa di vera libertà culturale in città di regime.
Le notti bianche e rosa ormai, nel silenzio del Carlo Felice, diventa anche la notte in cui tutte le vacche sono nero di hegeliana memoria. Nei peana sparsi con dubbia commozione per la morte dell'amico e avversario teologo don Antonio Balletto, sempre adulato per la teologia di comodo dalla sinistra (!) di puro potere, nessuno ha notato la coincidenza tra sua volontà espressa di cremazione e la direttiva regionale che la permette tra mari e monti, in presenza di un rappresentante del Comune. Teologo progressista e modernista cremato con messo comunale: è la fine, in polvere, della teologia genovese dopo Siri, che è forse sfuggita anche al vescovo. Per adesso non dico altro ma voglio chiederlo al papa o a chi per esso. Come si può accettare una cosa cosi grave dato il relativismo dottrinale tra religioni, che Balletto ha praticato e che tanto piaceva alla cultura atea di regime.

È la più grave offesa alla la tradizione cristiana della città di Staglieno. Ma soprattutto alla tomba di Giuseppe d'Arimatea che per due giorni il Signore abitò senza essere disperso al vento come polvere. Il corpo, il corpo è sacro.

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