Il protettore di Arezzo, secondo la tradizione, era di Nicomedia. La sua famiglia si trasferì a Roma, dove Donato fu educato dal prete Pimenio. La persecuzione (forse di Giuliano lApostata) uccise Pimenio e i genitori di Donato, che riparò ad Arezzo. Qui trovò rifugio presso leremita Ilariano e venne ordinato sacerdote. Operò diversi miracoli (guarigione della cieca Siriana, esorcismo liberatorio di Asterio, figlio del prefetto Aproniano) e il papa Giulio I lo consacrò successore del vescovo Satiro quando questi morì. Donato continuò a fare miracoli, tra cui la temporanea resurrezione della moglie di tal Eustasio, che aveva affidato a lei il denaro dovuto al fisco ma, adesso che era morta, non si sapeva più dove quel denaro fosse. In tempo di grave siccità i pagani accusarono Donato di aver provocato lira degli dèi con le sue magie. Il vescovo allora pregò e la pioggia cadde bagnando tutti tranne lui. Ma i pagani erano tanti e ce lavevano con lui. Un giorno lo assalirono mentre diceva messa e cercarono di malmenarlo. Nel parapiglia, al diacono Antimo cadde di mano il calice col vino consacrato. Il calice era di vetro e andò in mille pezzi. Donato fece un altro miracolo, ricostituendo il calice nel quale il vino sparso tornò spontaneamente. Di più: non si trovò un pezzetto di vetro del fondo ma il vino rimase nel calice lo stesso.
Nel 352 (o dieci anni dopo), il santo e leremita Ilariano subirono la morte per decapitazione per ordine del preside imperiale Quadraziano. Fin qui la tradizione, che presenta, però, diversi punti dubbi dal punto di vista storico. Ma che importa?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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