Una donna misteriosa. E Cerami scopre la passione

Imporporato da un erotismo che rimane a lungo sommerso, per poi emergere fin troppo generosamente, l’ultimo romanzo di Vincenzo Cerami (Vite bugiarde - Romanzo d'appendice, Mondadori, 220 pagg., 17 euro) mette le mani avanti già nel sottotitolo. Scelta saggia: una volta assodato che l’autore vuol giocare al romanzo d’appendice diventa infatti naturale, pressoché opportuno sorridere degli aspetti caratterizzanti il genere (gli aggettivi ammiccanti, qualche stereotipo...) prima di rivolgersi laddove l'attenzione viene irresistibilmente attirata: verso una lattescente demi-vierge, figura ribalda nonché regina dell’immaginario maschile d’ogni tempo. La bella protagonista del racconto - si tratta, in realtà, di una «resuscitata» - si identifica totalmente con Angelica, eroina uscita dalla penna dei coniugi Golon resa celebre dalla serie cinematografica: «Per delicatezza e per rispetto di chi è stato coinvolto cambio il mio nome, e scelgo di chiamarmi Angelica, per entrare nello spirito di chi narra nobili personaggi e luoghi d'incanto, a dispetto di quel che la trama bruta mette desolantemente in scena».
La «trama bruta» - che in questo romanzo, a tratti, avanza un po’ per partito preso - si limita a spiegare che la giovane ha dormito, e di un sonno durato ben cinque anni. Persino la madre tace, rivelandole solo che è caduta in coma a causa di un’imprecisata malattia «brutta e rara» e che il fidanzato Goffredo, dopo averla vegliata per settimane, si è arreso ed ha smesso di cercarla. Resistere al desiderio di apprendere cosa è successo sarebbe difficile per chiunque. La ricerca inizia in cantina, fra scatole piene di lettere e di vecchie fotografie, e prosegue con un sopralluogo nella casa di Goffredo, venduta ad un tipo che non sa che fine abbia fatto il vecchio proprietario, il quale pare svanito nel nulla. Per stanarlo Angelica tenta di rintracciarne l’automobile, una vecchia Ford azzurra, incappando ben presto in un impostore, un affascinante alcolizzato che vive conservando mobili ed oggetti dei quali la gente non vuole disfarsi dopo un trasloco.
È appunto nella stanza da letto del magazzino, trasformata in camera principesca da una selezione di oggetti preziosi e dimenticati, che la ragazza soccombe alle avances del nuovo corteggiatore, chiudendo il cerchio apertosi nella prima pagina: quella in cui si evoca l’episodio dove l’altra Angelica, l’originale, si risveglia «in un lussuoso appartamento orientale, nel castello di poppa della nave pirata». Crediamo che il romanzo di Cerami «tenga» nella misura in cui dà luogo ad una libera «variazione sul tema», espandendo quella scena tanto profonda e tanto conturbante.

Cos’è un castello di poppa, in fondo, se non la proverbiale caverna platonica, erotizzata e adattata al gusto popolare? Spazio chiuso, ma non ermetico nel quale il mondo esterno filtra a poco a poco, in modo che la verità, la terribile verità, entri a passo leggero senza produrre traumi.

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